Życie konsekrowane jako dzieło Ducha Świętego

Consecrated Life as the work of the Holy Spirit

https://doi.org/10.4467/25443283SYM.21.009.13722

 

Abstrakt

Życie konsekrowane rodzące się z Bożej inicjatywy winno być rozważane w perspektywie charyzmatycznej. Duch Święty, który działa w Kościele, nie tylko stoi u początku każdego instytutu konsekrowanego, ale staje się też źródłem licznych owoców na przestrzeni wieków. Życie konsekrowane objawia się jako rzeczywistość nieustannie zmieniająca się i owocująca, podległa stałej inspiracji Ducha Świętego. W artykule zostanie omówiony potrójny wymiar obecności Parakleta w życiu konsekrowanym: w powołaniu człowieka do świętości, w charyzmacie instytutów i w nowych formach życia konsekrowanego. Dzięki temu będzie można łatwiej dostrzec wymiar charyzmatyczny tej formy życia w Kościele.

Słowa kluczowe: Jezus Chrystus, Duch Święty, życie konsekrowane, charyzmat, konsekracja, świadectwo, świętość, powołanie, wiara, Kościół

 

Abstract

Consecrated life born from the God’s initiative should be considered in the charismatic perspective. Holy Spirit, who works in the Church, not only stands at the beginning of each institute of the consecrated life, but has been the source of countless blessings and positive fruits throughout the centuries. Consecrated life manifests itself as the always changing reality which under the inspiration of the Holy Spirit brings about many fruits. In the article one can find the explanation for Trinitarian dimension of the presence of the Paraclete in the consecrated life: Firstly in the vocation of a human to sainthood, secondly in the charism of the particular institute or form of the consecrated life. Finally thanks to these dimensions mentioned above one can easily discover another one, which is the charismatic form of living within the Church.

Keywords: Jesus Christ, The Holy Spirit, consecrated life, charism, consecration, witness, holiness, vocation, faith, Church

 

Ci sono moltissimi riferimenti allo Spirito Santo nell’intera Esortazione Vita Consecrata. Il documento ricorda ripetutamente che lo Spirito attua e manifesta nel corso della storia l’iniziativa e l’amore infinito del Padre per il Figlio e per l’umanità[1], che è Maestro interiore, il quale aiuta a discernere i segni di Dio negli avvenimenti storici e nei segni del tempo[2]. In riferimento a Gesù, mostra lo Spirito come colui che l’ha consacrato[3], e come „Spirito di Cristo”[4]. Anche a riguardo della Chiesa lo Spirito viene invocato come, per esempio, „Principio di comunione”[5], colui che costituisce la Chiesa in una comunione organica nelle diverse vocazioni, carismi e ministeri[6] e come segno della novità di vita nella Chiesa[7]. Così molteplici riferimenti allo Spirito Santo testimoniano sulla sua presenza viva e incessante nella storia della vita consacrata[8].

La vita consacrata come iniziativa divina deve essere sempre considerata nella prospettiva carismatica. Lo Spirito Santo continua la sua azione, non soltanto all’inizio di un istituto, ma la sua azione produce sempre una moltitudine di frutti in diversi luoghi e tempi. Così la vita consacrata si manifesta come una realtà fluttuante, che dipende dalle iniziative gratuite dello Spirito Santo[9].

In questo articolo esamineremo i tre spazi scelti della presenza del Paraclito nella vita consacrata: nella chiamata dell’uomo alla santità, nel carisma degli istituti e nelle nuove forme di vita consacrata. In questo modo sarà possibile sperimentare la sostanza carismatica di questa forma di vita nella Chiesa.

 

1. La chiamata dello Spirito Santo alla santità

In questo primo paragrafo non vorrei sviluppare il concetto della santità in generale come si sviluppa nella Sacra Scrittura, sia nell’Antico sia nel Nuovo Testamento, o nella storia. Vorrei invece limitarmi sul tema della vocazione universale alla santità, il quale è stato messo in risalto nel Concilio Vaticano II riguardo alla vocazione alla santità realizzata nella vita consacrata [10].

Il cristiano non può e non deve farsi santo da solo. Vivendo nella comunità della Chiesa deve approfittare prima di tutto di quei mezzi di santità che sono comuni per tutti. Fra di loro il posto più importante è occupato dai sacramenti. Ci sono però alcune condizioni di vita cristiana che facilitano e promuovono ancora di più la fioritura della santità. La costituzione Lumen gentium menziona qui la pratica dei consigli evangelici, la quale manifesta la santità della Chiesa ed è una sua luminosa testimonianza[11]. Questa forma di vita, rimuove tutti i mezzi non necessari e permette l’eliminazione di tutto ciò che potrebbe divenire impedimento ed ostacolo, ed aiuta in questo modo a raggiungere la santità[12].

é vero che prima del Concilio la santità era considerata come patrimonio quasi esclusivo di poche persone, che hanno scelto „un cammino di eccezione, impercorribile e vietato alla maggioranza”[13]. Con l’ecclesiologia del Vaticano II è stata presentata la Chiesa come popolo e famiglia di Dio, e i cristiani possono scoprire la loro vera dignità. Il Concilio tratta dell’argomento della santità nella Costituzione dogmatica sulla Chiesa Lumen gentium. Sebbene non ha voluto dare una definizione tecnica della santità cristiana, ha proposto una positiva dottrina sulla sua natura[14].

Il punto di partenza è l’affermazione che la santità della Chiesa deriva dal Cristo. La Chiesa è santa perché è amata come una sposa da Gesù Cristo, colui ha dato se stesso per santificarla. „Cristo Figlio di Dio, che insieme col Padre e lo Spirito è proclamato il solo santo, ha amato la Chiesa come sua sposa, dando se stesso per lei al fine di santificarla (cf. Ef 5,25-26), e l’ha incorporata in sé riepiendola del dono dello Spirito Santo, a gloria di Dio”[15].

Secondo punto basilare nel concetto della santità è quello che Cristo ha congiunto la Chiesa a sé come suo corpo. La santità viene, dunque, dall’unione con Cristo e dall’identificazione di Cristo con la sua Chiesa. Da questa analisi della Lumen gentium, come spiega Paolo Molinari, emerge „l’obbligo morale di tendere alla santità, comune a tutti i membri della Chiesa”[16]. Il testo della Costituzione continua in questo modo: „Nella Chiesa quindi tutti sono chiamati alla santità, sia coloro che appartengono alla gerarchia, come coloro che dalla gerarchia sono diretti, secondo il detto dell’apostolo: «Questa è la volontà di Dio, la vostra santificazione» (1 Ts 4,2. Cf. Ef 1,4). La santità della Chiesa poi si manifesta e si deve continuamente manifestare nei frutti di grazia che lo Spirito produce nei fedeli”[17].

Dobbiamo qui notare che la santificazione personale di ogni membro della Chiesa deve rispondere al proprio stato di vita. I doni della santità si mostrano ai nostri occhi nella loro bellezza e varietà. Essi non sono livellanti, ma ciascuno può sviluppare i suoi talenti seguendo gli impulsi dello Spirito Santo[18].

Della stessa vocazione universale alla santità parla anche l’Esortazione Vita Consecrata nel contesto della Trasfigurazione: „Tutti, figli della Chiesa, chiamati dal Padre ad «ascoltare» Cristo, non possono non avvertire una profonda esigenza di conversione e di santità[19]. E subito dopo, come nel caso del Concilio, aggiunge che questa chiamata deve portare frutti prima di tutto nella vita delle persone consacrate attraverso i consigli evangelici. Il Papa continua: „Questa esigenza chiama in causa in primo luogo la vita consacrata. In effetti, la vocazione delle persone consacrate a cercare innanzi tutto il Regno di Dio è, prima di ogni altra cosa, una chiamata alla conversione piena, nella rinuncia a se stessi per vivere totalmente del Signore, affinché Dio sia tutto in tutti”[20].

Alla luce di queste parole vediamo che l’unico ed ultimo scopo delle persone consacrate è la realizzazione e la manifestazione della santità della Chiesa. Tutti i cristiani tendono alla santità mediante il compimento di una funzione o professione particolare. I consacrati invece devono tendere immediatamente ed esclusivamente alla santità, impostando tutta la loro vita sulla ricerca di essa e rinunciando a tutte le altre occupazioni, che si potrebbero facilmente trasformare in impedimento. Il tendere e manifestare la santità è loro propria professione e loro funzione nella Chiesa[21].

L’Esortazione in modo peculiare pone l’accento sul fatto che la professione dei consigli evangelici era considerata nella storia come una via speciale verso l’unione con il Signore. „La Chiesa ha sempre visto nella professione dei consigli evangelici una via privilegiata verso la santità. Le stesse espressioni con cui la qualifica – scuola del servizio del Signore, scuola di amore e di santità, via o stato di perfezione – indicano sia l’efficacia e la ricchezza dei mezzi propri di questa forma di vita evangelica, sia il particolare impegno di coloro che la abbracciano. Non a caso sono tanti i consacrati che lungo i secoli hanno lasciato testimonianze eloquenti di santità e compiuto imprese di evangelizzazione e di servizio particolarmente generose ed ardue”[22].

Giovanni Paolo II ritorna a questo tema parlando di vita spirituale sotto la guida dello Spirito Santo. Nel numero 93 dell’Esortazione il Papa sottolinea che tendere alla santità è in sintesi il programma di ogni vita consacrata. Il suo punto di avvio sta nel lasciare tutto per Cristo preferendo Lui ad ogni cosa, per poter partecipare pienamente al suo mistero pasquale. La santità consiste, quindi, nel conformarsi a Gesù Cristo, nel prendere progressivamente la „forma” di Cristo, lasciando che lo Spirito Santo „formi” nella persona il Corpo di Gesù. Il Papa conclude questo pensiero sottolineando ancora una volta l’azione santificante dello Spirito Santo: „Possiamo dire che la vita spirituale, intesa come vita in Cristo, vita secondo lo Spirito, si configura come un itinerario di crescente fedeltà, in qui la persona consacrata è guidata dallo Spirito e da Lui configurata a Cristo, in piena comunione di amore e di servizio nella Chiesa”[23].

I religiosi, per la professione dei consigli evangelici, scelgono una via verso la santità, che è radicata nella fede, speranza e carità. Questa via, rafforzata stabilmente da un vincolo sacro è anche una partecipazione più piena al mistero della redenzione grazie all’azione del Paraclito. Lo Spirito Santo, che è mandato dal Padre nel nome di Gesù, è l’agente principale di ogni vita cristiana e l’autore della santificazione dell’uomo. I consacrati, quindi, per la speciale vocazione e il proprio carisma, intendono aderire pienamente alla legge dello Spirito[24]. Achille M. Triacca scrive in questo modo: „Persona dello Spirito occupa una centralità specifica nella vita del fedele sia agli inizi della sua conversione, sia nella crescita della sua vita cristiana, sia nello sforzo ascetico di perfezione, sia nel coronamento dell’esistenza vissuta a gloria della santa ed individua Trinità. (...) Lo Spirito sta all’origine della vita dell’uomo nuovo, intesse la vita di comunione tra i fedeli, smuove l’animo del fedele ad essergli docile, docibile, disponibile, dilatabile sempre di più alla sua azione. Mentre lo Spirito è l’alfa della vita spirituale del fedele, è anche l’omega della sua pienezza”[25].

Ovviamente questa centralità dello Spirito Santo non mette in ombra il vitale e fondamentale rapporto della persona consacrata con Gesù Cristo. Anzi, questo ruolo centrale dello Spirito lo rende possibile, perché è lo Spirito Santo, secondo le parole del documento, che nel corso dei secoli dispiega le ricchezze della pratica dei consigli evangelici attraverso i molteplici carismi, e rende perennemente presente nella Chiesa e nel mondo, nel tempo e nello spazio, il mistero di Cristo[26].

Bruno Secondin osserva che nella teologia odierna siamo più coscienti che la santità è prima di tutto un percorso teologale che un percorso ascetico. Essere santo significa partecipare alla santità di Dio attraverso il protagonismo dello Spirito Santo[27]. L’affermazione di questo sono le parole dell’Esortazione, la quale pone forte l’accento sull’azione santificante del Paraclito: „è lo Spirito che suscita il desiderio di una risposta piena; è Lui che guida la crescita di tale desiderio, portando a maturazione la risposta positiva e sostenendone poi la fedele esecuzione; è Lui che forma e plasma l’animo dei chiamati, configurandoli a Cristo casto, povero e obbediente e spingendoli a far propria la sua missione. Lasciandosi guidare dallo Spirito in un incessante cammino di purificazione, essi diventano, giorno dopo giorno, persone cristiformi, prolungamento nella storia di una speciale presenza del Signore risorto”[28].

Alcuni autori, come Arnaldo Pigna, sottolineano che si può osservare la mancanza di dinamismo spirituale e di slancio verso la conquista della santità. Possiamo dire che questo è uno dei più grossi problemi della vita religiosa di oggi[29]. Per questo Giovanni Paolo II nella sua Esortazione Vita Consecrata pone l’accento sulla urgenza di un rinnovato impegno di santità da parte delle persone consacrate, il quale è oggi più che mai necessario anche per favorire e sostenere la tensione di ogni cristiano verso la perfezione. Ascoltando delle ispirazioni dello Spirito Santo, i religiosi devono anche suscitare in ogni fedele un vero anelito alla santità, un desiderio di conversione e di rinnovamento spirituale[30].

I consacrati, mediante loro iniziative spirituali come esercizi e ritiri spirituali, scuole di orazione, ascolto e direzione spirituale, aiutano le persone laiche nella preghiera e nel miglior discernimento della volontà di Dio. Per questo anche esse sono i testimoni della santità e vivono più profondo nella Chiesa, assetata dell’Assoluto di Dio chiamata alla santità. „Il fatto che tutti siano chiamati a diventare santi non può che stimolare maggiormente coloro che, per la loro stessa scelta di vita, hanno la missione di ricordarlo agli altri”[31].

Lo Spirito Santo agisce anche nella Chiesa come l’autore e l’inspiratore dei carismi della vita consacrata. La presenza del Paraclito è sentita già all’inizio della vocazione. L’azione dello Spirito Santo nella vocazione è conseguenza della chiamata di Dio. Dio stesso, operando attraverso lo Spirito di Gesù, è il primo e principale agente nella formazione e nella vocazione di ogni religioso. La sua azione si manifesta attraverso la Parola, la preghiera, la liturgia, il magistero della Chiesa, i superiori, i formatori ed anche attraverso i fratelli. Il bisogno di lasciarsi guidare dallo Spirito diventa un requisito insopprimibile per una consacrazione e per una missione evangelica[32]. Specialmente oggi, quando osserviamo la difficile situazione nel campo dele vocazioni è necessario avere grande fiducia nel Signore Gesù, che continua a chiamare alla sua sequela, ed ad affidarsi allo Spirito Santo che ringiovanisce la Sposa di Cristo facendo fiorire la vita consacrata in molte nazioni. Si deve anche rivolgere un’insistente preghiera al Padrone della messe, perché invii operai alla sua Chiesa, per far fronte alle urgenze della nuova evangelizzazione[33].

 

2. La fedeltà al carisma

L’azione peculiare dello Spirito Santo nell’ambiente della vita consacrata lo possiamo osservare anzi tutto nel carisma di ogni istituto. Il carisma fa parte di un’istituzione religiosa e nasce da un libero intervento dello Spirito nel fondatore o fondatrice e nei suoi discepoli. Gianfranco Ghirlanda propone la seguente definizione del carisma dell’istituto: „Il carisma particolare di ogni istituto è un dono dello Spirito a tutta la Chiesa, per cui dalla Chiesa viene ricevuto, da essa conservato e tutelato, perché continui nella sua genuinità a vivere attraverso i luoghi e i tempi, in un adeguamento continuo alle esigenze sempre nuove, ma in fedeltà all’ispirazione originaria, nella docilità all’azione dello Spirito”[34].

Mentre la sequela di Cristo è uno scopo della vita religiosa in generale, in ogni istituto il carisma, come un aspetto peculiare della vita di Gesù e del suo ministero, acquista maggiore intensità e diventa così una forma propria dell’istituto. Fabio Ciardi scrive a riguardo di molteplicità dei carismi: „L’unico mistero di Cristo, l’unico Vangelo, può essere vissuto in molti modi. Si inserisce qui l’azione dello Spirito Santo, con i suoi molteplici carismi, dà configurazione particolare alla sequela di Cristo. All’origine della molteplicità delle forme di vita consacrata vi è la peculiare azione dello Spirito Santo. (...) Lo Spirito Santo guida all’incontro con Cristo e fa scoprire sempre nuovi aspetti del suo mistero e della sua parola”[35]. I carismi delle famiglie di vita consacrata, quindi, sono sempre una ripresentazione della vita del Signore. La scelta del particolare aspetto della persona di Cristo o del Vangelo che fa il fondatore, diventa poi una particolare accentuazione nell’ottica della quale si legge tutto il Vangelo e si forma l’azione propria dell’istituto[36]. Questa tendenza di vivere Cristo nella sua pienezza si afferma nella vita dei fondatori per la voglia di seguire un cammino originale nella Chiesa. Questa novità è un elemento costitutivo nella nascita di un nuovo istituto. „è sempre questa triplice relazione (verso il Padre, verso il Figlio, verso lo Spirito Santo) che emerge, pur con i tratti specifici dei vari modelli di vita, in ogni carisma di fondazione, per i fatto stesso che in esso domina «un profondo ardore dell’animo di configurarsi a Cristo, per testimoniare qualche aspetto del suo ministero», aspetto specifico chiamato a incarnarsi e svilupparsi nella più genuina tradizione dell’istituto, secondo le Regole, le Costituzioni e gli Statuti”[37].

Il carisma del fondatore costituisce l’indole propria dell’istituto, il disegno di Dio per lui e la sua vocazione propria. Tale disegno divino che il fondatore ha ricevuto nel dono dello Spirito è stato confermato dalla Chiesa nell’approvazione della nuova famiglia religiosa[38]. Vediamo qui che il dono particolare dello Spirito Santo diventa un dono per tutta la comunità dei credenti. „L’indole propria di ciascun istituto comporta uno stile particolare di santificazione e di apostolato, che tende a consolidarsi in una determinata tradizione, caratterizzata da elementi oggettivi. Per questo la Chiesa ha cura che gli istituti crescano e si sviluppino secondo lo spirito dei fondatori e delle fondatrici e le loro sane tradizioni”[39].

Origine trinitaria della vita consacrata consiste anche in questo, che lo scopo ultimo del carisma dell’istituto è mostrato alla Chiesa come il modo di raggiungere la santità. Così il carisma, dopo l’approvazione giuridica della Santa Sede, diventa una via certa alla santità tra tutti gli altri carismi nella Chiesa e, d’altra parte, ragione della congregazione stessa. L’Esortazione afferma questo nelle seguente parole: „Quando la Chiesa riconosce una forma di vita consacrata o un istituto, garantisce che nel suo carisma spirituale e apostolico si trovano tutti i requisiti oggettivi per raggiungere la perfezione evangelica personale o comunitaria”[40]. Questa approvazione, proceduta prima dell’approvazione del vescovo, esprime non soltanto la capacità santificatrice del carisma, ma anche la subordinazione al carisma supremo della carità. La vita dei fondatori mostra bene che la carità è sempre fonte di attualità e di disponibilità per le esigenze del tempo ed è perciò fonte e radice di ogni carisma nella Chiesa[41].

Il carisma è qualcosa di unico e irrepetibile perché viene da Dio e ogni famiglia religiosa deve fare la fatica di definire questo progetto, di scoprirne le componenti essenziali. Riferiamoci a questo punto all’aspetto teofanico da cui ha origine ogni progetto carismatico e da cui deriva una particolare esperienza di Dio, vissuta per prima dal fondatore e, dopo di lui, da tutti gli altri che hanno scoperto in questo progetto divino rivelato la fonte della loro identità. Questo dono dello Spirito Santo costituisce la spiritualità di un istituto, il suo modo caratteristico di vivere e di fare apostolato, un vero progetto di istituto. Così vediamo che il carisma non è una cosa astratta, ma diventa una maniera concreta e specifica di essere cristiani che vivono in radicalità[42].

Il carisma e lo spirito del fondatore devono essere vissuti e approfonditi dagli appartenenti alla rispettiva fondazione. Ne fanno parte gli elementi costitutivi dell’identità di ogni istituto di vita consacrata e costituiscono la componente carismatica e spirituale. Il carisma dell’istituto racchiude i seguenti aspetti: il proprio riferimento al Dio trinitario e alla persona, ai misteri e all’opera di Gesù Cristo; la comprensione della persona e della società; il distinto riferimento alla Chiesa; la specifica vocazione; il riferimento a Maria; il proprio modo di attuare la missione evangelizzatrice; il modo di servizio al prossimo; la propria forma di comunione fraterna ed il modo di praticare i consigli evangelici; le caratteristiche delle proprie strutture operative, formative e di governo[43].

I due punti dell’Esortazione (nn. 36 e 37) in modo peculiare considerano il carisma proprio di istituto dal punto di vista della sua vitalità. Questa vitalità è composta dalla fedeltà all’ispirazione originaria e dalla necessità del rinnovamento e dell’adattamento alla situazione attuale. L’Esortazione sottolinea l’importanza della fedeltà al carisma fondazionale di ogni istituto, dicendo che proprio in questa fedeltà si riscoprono più facilmente e si rivivono più fervidamente gli elementi essenziali della vita consacrata come tale[44].

Il carisma del fondatore è sempre una spinta per un continuo rinnovamento interiore dell’istituto e della sua attività apostolica. La mancanza di questo rinnovamento è un segno del processo di allontanamento sempre di più dal carisma del fondatore e dalla missione dell’istituto nella Chiesa[45].

La fedeltà al carisma fondazionale rivela in modo concreto la radicazione trinitaria della vita consacrata. Questa radicazione nella Trinità si esprime nel desiderio di ricercare la volontà di Dio, nella fedeltà mediante l’osservanza dei consigli evangelici, nella tensione di essere in comunione profonda con Cristo attraverso la preghiera, la missione dell’istituto, la vita fraterna, ed anche nella disposizione alla grazia e nel lasciarsi guidare dallo Spirito Santo sia nell’impegno dell’apostolato, sia nella via della santità. L’unità del Padre, del Figlio e dello Spirito si riflette anche nella vera comunione fraterna dei consacrati[46].

Per distinguere bene ciò che viene dallo Spirito e ciò che gli è contrario si deve condurre un discernimento spirituale. Così si può trovare un adeguamento del carisma per un migliore servizio dell’istituto nella Chiesa e nel mondo, attraverso lo svolgimento della missione che scaturisce dal carisma stesso. Leggiamo nell’Esortazione: „Per compiere opportunamente questo servizio, le persone consacrate devono avere una profonda esperienza di Dio e prendere coscienza delle sfide del proprio tempo, cogliendone il senso teologico profondo mediante il discernimento operato con l’aiuto dello Spirito. (...) è necessario, pertanto, aprire l’animo agli interiori suggerimenti dello Spirito che invita a cogliere in profondità i disegni della Provvidenza. Egli chiama la vita consacrata ad elaborare nuove risposte per i nuovi problemi del mondo di oggi. Sono sollecitazioni divine, che solo anime abituate a cercare in tutto la volontà di Dio sanno raccogliere fedelmente e poi tradurre coraggiosamente in scelte coerenti sia col carisma originario che con le esigenze della situazione storica concreta”[47].

Il fondatore ha ricevuto e ha dovuto esprimere il carisma nel contesto particolare di un epoca e di una concreta situazione della Chiesa e della società. Per una fedeltà creativa e dinamica al carisma, secondo le parole di Camilo Maccise, „occorre farne una rilettura per travasarlo nelle mutate realtà sociali ed ecclesiali del momento storico in cui si vive, altrimenti si corre il rischio di trasformare il carisma in un oggetto da museo. (...) Questo esige, da una parte, il ritorno alle origini, per riscoprire gli elementi essenziali a cui restare fedeli e, dall’altra, l’affrontare le sfide del nostro tempo”[48].

La fedeltà creativa e dinamica della quale parla l’Esortazione è, quindi, qualcosa di più di una fedeltà materiale al carisma che porta a una semplice ripetizione del passato. D’altra parte non significa neanche cambiare tutto e ricominciare da zero. In un certo senso, la fedeltà creativa al carisma, che sempre va al di là di un dato momento storico, significa una fedeltà al carisma delle origini con una freschezza vitale della semplicità evangelica delle forme e delle strutture e con una apertura ai segni del tempo. La fedeltà creativa nella vita consacrata introduce nel mistero del potere sempre generativo e trasformante di Dio e rende capaci di relativizzare tutto ciò che non sia lui. In questa luce tutte le tradizioni, strutture, opere appaiono nella loro vera dimensione dei mezzi, e questo permette di operare con libertà creativa per tracciare nuovi canali di incarnazione del carisma, così come fecero i fondatori e le fondatrici nel loro tempo[49]. Proprio in questo contesto dobbiamo leggere le parole incoraggianti del Papa che orientano lo sguardo delle persone consacrate verso il futuro: „Voi non avete solo una gloriosa storia da ricordare e da raccontare, ma una grande storia da costruire! Guardate al futuro, nel quale lo Spirito vi proietta per fare con voi ancora cose grandi. (...) Siate sempre pronti, fedeli a Cristo, alla Chiesa, al vostro istituto e all’uomo del nostro tempo. Sarete così da Cristo rinnovati di giorno in giorno, per costruire con il suo Spirito comunità fraterne, per lavare con Lui i piedi ai poveri e dare il vostro insostituibile contributo alla trasfigurazione del mondo”[50].

Mostrando che la fedeltà al carisma è una realtà creativa, C. Maccise menziona cinque elementi che sono importanti per portare avanti questo compito di rilettura e di inculturazione del carisma. L’autore comincia dalla necessità di approfondire la storia del proprio istituto e di aiutare, da parte dei superiori, i suoi membri a immergersi in essa. I seguenti punti sono: conoscere le sfide del mondo, della Chiesa e della vita consacrata di oggi; inculturare il carisma usando altri linguaggi, simboli e categorie; aprirsi a un dialogo e a una collaborazione con i laici che desiderano vivere il carisma e incarnarlo nella loro condizione laicale; sviluppare il carisma per mezzo della formazione iniziale e permanente. Tutti questi elementi, nelle circostanze di dialogo e di discernimento, sono in grado di aiutare le persone consacrate ad ascoltare la voce dello Spirito Santo, che nonostante il cambiamento dei tempi, non cessa guidare la vita dei consacrati verso la santità[51].

La fedeltà al carisma del fondatore è un segno di ascolto e di testimonianza dello Spirito Santo. Essa diventa la vera testimonianza, che i consacrati rendono all’intera umanità.

 

3. Le nuove forme di vita consacrata

Nella storia della Chiesa vediamo „la schiera di fondatori e di fondatrici, di santi e di sante, che hanno scelto Cristo nella radicalità evangelica e nel servizio fraterno, specialmente dei poveri e abbandonati”[52]. Nella loro vita scorgiamo esplicitamente come la vita consacrata manifesti l’unitarietà del comandamento dell’amore, nell’inscindibile connessione tra amore di Dio e del prossimo. Durante i secoli lo Spirito Santo dispiega le ricchezze della pratica dei consigli evangelici. Lui stesso opera negli uomini e nelle donne presentando nella Chiesa e nel mondo il mistero di Cristo. L’Esortazione parlando delle diverse forme di vita consacrata elenca fra di esse la vita monastica in Oriente e in Occidente[53]. L’ordine delle vergini, gli eremiti, le vedove[54], gli istituti dediti totalmente alla contemplazione[55], gli istituti di vita religiosa apostolica, gli istituti secolari[56], le società di vita apostolica ed, in fine, le nuove espressioni di vita consacrata. Queste ultime sono nate dopo il Concilio Ecumenico Vaticano II e sono un frutto del rinnovamento spirituale ed apostolico nel periodo postconciliare. La loro esistenza testimonia la perenne giovinezza della Chiesa grazie alla continua azione dello Spirito. „Queste nuove forme di vita consacrata, che s’aggiungono alle antiche, testimoniano della costante attrattività che la totale donazione al Signore, l’ideale della comunità apostolica, i carismi di fondazione continuano ad esercitare anche sulla presente generazione e sono pure segno della complementarità dei doni dello Spirito Santo”[57].

Dobbiamo qui discernere che le „nuove espressioni” non sono necessariamente „nuove forme”[58]. Il documento dice che spesso si può trattare di istituti simili ad altri già esistenti, ma con rinnovato impulso spirituale e apostolico. D’altra parte si parla pure di esperienze nuove e originali. Bisogna qui trovare una propria identità del nuovo istituto e attendere all’approvazione ufficiale della Sede Apostolica. Tutte le nuove forme di vita evangelica, nella loro multiforme varietà, sono manifestazione di una medesima chiamata a seguire il Cristo[59].

La stessa varietà delle forme di vita religiosa è senza dubbio un grande dono dello Spirito Santo, che vive ed agisce nella Chiesa. Egli stesso suscita i nuovi istituti e guida il rinnovamento degli antichi. Tutti devono corrispondere alla sua azione con fedeltà creativa, garantita dalla tensione alla santità, dalla coerenza con il carisma di ciascun fondatore e dalla piena comunione con la Chiesa[60]. Leggiamo nell’Esortazione: „Lo Spirito, che in tempi diversi ha suscitato numerose forme di vita consacrata, non cessa di assistere la Chiesa, sia alimentando negli istituti già esistenti l’impegno del rinnovamento nella fedeltà al carisma originario, sia distribuendo nuovi carismi a uomini e donne del nostro tempo, perché diano vita a istituzioni rispondenti alle sfide di oggi. Segno di questo intervento divino sono le cosiddette nuove Fondazioni, con caratteri in qualche modo originali rispetto a quelle tradizionali”[61].

Un nuovo gruppo di persone che vogliono seguire Gesù nasce per rispondere a esigenze nuove. Ciò che qualifica molto le nuove fondazioni non è innanzitutto la novità della loro vita e del modo di vivere ed agire, ma piuttosto ciò che è nel fondo di questa novità: quindi, è Cristo Gesù, il Vangelo e l’intensità della carità spirituale che li anima. Nella vita e nelle regole di tanti nuovi istituti vediamo molto forte l’aspetto cristologico della loro vocazione[62].

Benché si possono cambiare i modelli concreti della vita consacrata nella storia (dai monaci, eremiti, vergini ai molteplici ordini e congregazioni, società di vita apostolica, agli istituti secolari e alle nuove forme di oggi), la sostanza di vita consacrata rimane la stessa. Essa è intimamente connessa al cuore della Chiesa, alla sua vita e alla sua santità[63].

Lo Spirito Santo essendo presente nella Chiesa ed ispirando nuove forme di vita consacrata, non nega questi precedenti. La sua azione permette di conservare l’unità di fondo grazie alla medesima chiamata a seguire, nella ricerca della perfetta carità, Gesù vergine, povero e obbediente. Questa chiamata è un elemento costitutivo di ogni forma di vita consacrata[64].

Le nuove comunità composte da uomini e donne, da chierici o laici, da coniugati o celibi, hanno la loro originalità e seguono un particolare stile di vita. Ogni tanto questo stile di vita e ispirato alla forma tradizionale o adattato alle esigenze del mondo d’oggi. La diversità di queste comunità si esprime anche nelle diverse forme del loro impegno, nella vita comunitaria, nella nuova testimonianza di povertà e di preghiera[65].

Date queste circostanze, nasce il bisogno di usare discernimento per stabilire se e come questi nuovi movimenti spirituali entrino nel novero delle forme di vita consacrata. Il punto di partenza di questo discernimento è il can. 573 del Codice come la base e il fondamento[66]. Troviamo qui gli elementi costitutivi, dottrinali e canonici, di ogni forma di vita consacrata. Nel primo paragrafo abbiamo una sintesi della dottrina conciliare dove la vita consacrata è definita coma una forma stabile di vita, mediante la professione dei consigli, dove i fedeli si danno totalmente a Dio seguendo Cristo più da vicino per l’azione dello Spirito Santo. Per questa consacrazione all’onore di Dio e alla salvezza del mondo, i religiosi sono in grado di tendere alla perfezione della carità nel servizio del Regno di Dio. Gli elementi sopra citati costituiscono la natura della vita consacrata e, nello stesso tempo, il profilo teologale delle sue varie forme. La seconda parte del canone esplicita le condizioni canoniche di un istituto della vita consacrata. „Negli istituti di vita consacrata, eretti canonicamente dalla competente autorità della Chiesa, una tale forma di vita viene liberamente assunta dai fedeli che mediante i voti, o altri vincoli sacri a seconda delle leggi proprie degli istituti, professano di volere osservare i consigli evangelici di castità, di povertà e di obbedienza e per mezzo della carità, alla quale i consigli stessi conducono, si congiungono in modo speciale alla Chiesa e al suo mistero”[67].

Anche l’Esortazione dà alcuni elementi costitutivi di questo discernimento: discernimento dei carismi sia a livello locale che universale, sottomissione all’azione dello Spirito, la testimonianza di vita e l’ortodossia di fondatori e fondatrici, la loro spiritualità, la sensibilità ecclesiale nell’adempimento della loro missione, i metodi di formazione e i modi di incorporazione alla comunità. Vale la pena anche valutare i frutti della loro azione ed eventuali debolezze. Tutto questo ha come scopo riconoscere l’autenticità del carisma[68]. Occorre dire che la necessità d’approvazione delle nuove fondazioni ha esatto nello stesso tempo una riflessione dottrinale più approfondita in merito alla vita consacrata, al suo nucleo ed ai suoi elementi essenziali[69].

Tutte le nuove forme di vita consacrata cresciute dopo Vaticano II rispecchiano l’ecclesiologia di comunione e di missione. Esse prefiggono pure di essere nella Chiesa un segno peculiare della santità e della intima comunione di vita con il mistero trinitario. Lo scopo fondamentale dei nuovi istituti è vivere un’intensa vita di comunione modellata sulla Chiesa delle origini. Ciò che balza agli occhi è anche l’apertura evangelizzatrice e la vita comunitaria tra la varietà di ministeri e le diverse forme di vita nel mondo[70]. B. Secondin pone l’accento sul contesto ecclesiale e culturale in cui queste nuove esperienze sono fiorite e continuano a moltiplicarsi. Secondo lui „non possiamo rilevare che essi supportano alcuni trend più ispirativi dell’attuale stagione ecclesiale: una fraternità calorosa e creativa, che dà spazio ai carismi e non privilegia gli schemi fissi; una liturgia carica di festa e di partecipazione; un itinerario di iniziazione cristiana esigente e organico; (...) un’integrazione tra i diversi stati di vita cristiana, oltre gli schemi classici e canonici, per una „nuova Chiesa”, (...) una sensibilità ecumenica come apertura alle grandi tradizioni cristiane delle varie Chiese e anche come dialogo con le religioni”[71].

Tutte le forme della vita consacrata, anche queste nuove, mostrano la varietà nelle forme di santità e di servizi. Tutte sono segno e strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità del genere umano come ha sottolineato, prima dell’Esortazione, il Concilio Vaticano II[72]. Fra questi servizi si può elencare il dialogo con i cristiani e con i fedeli di altre religioni, l’apertura a persone delle più diverse convinzioni, diversi tipi di diaconia cristiana come la generosa ospitalità e il servizio della Parola nella Chiese particolari. Esempi di questo ultimo servizio possono essere il lavoro negli ambienti universitari[73], l’educazione degli ultimi[74], creare dell’unità sul modello del „focolare”[75], essere portatori di gioia e di un „cristianesimo umano”[76].

Alla fine di questo tema, il documento sottolinea che le nuove associazioni di vita evangelica non sono alternative alle precedenti istituzioni, ma come loro, anch’esse „sono un dono dello Spirito, perché la Chiesa segua il suo Signore in perenne slancio di generosità, attenta agli appelli di Dio che si rivelano mediante i segni dei tempi”[77]. La collaborazione mutua fra i nuovi e gli antichi istituti, tra cui molti attraverso il vaglio di prove durissime, é necessità del nostro tempo. In tal modo le varie istituzioni della vita consacrata possono scambiare i doni dello Spirito Santo e arricchirsi reciprocamente nell’imitazione di Gesù, alimentando la fedeltà allo Spirito, che è principio di comunione e di perenne novità di vita[78].

Come all’inizio della Chiesa, anche oggi lo Spirito agisce per mezzo dei fondatori e fondatrici suscitando le comunità nuove, più adatte al mondo odierno e alle aspettative dell’uomo. Come già abbiamo detto, questo non significa che le comunità vecchie e tradizionali sono condannate alla morte e non sono utili più. La novità e l’originalità dei nuovi istituti rivela soltanto una ricchezza dei doni dello Spirito, i quali devono servire alla crescita spirituale del popolo di Dio ed alla comunione con la Trinità.

L’azione dello Spirito Santo nell’ambiente della vita consacrata non si limita, ovviamente, soltanto all’aspetto del carisma. è lo Spirito che mette in movimento tutta la realtà di questa forma di vita e crea un intimo legame tra i consacrati e la Trinità. è lo Spirito che attua quella libertà dei figli di Dio, assicura un’azione veramente costruttiva verso la santità e fa partecipi dell’amore del Padre. Lo Spirito Santo conduce le persone consacrate a realizzare la propria unione con il Figlio e con gli altri fratelli, e in questo modo le fa capaci di essere testimoni viventi di Cristo nel mondo. Vediamo quindi che la presenza unitiva dello Spirito di Gesù è indispensabile per raggiungere lo scopo della vita consacrata.

 

Conclusione

Lo Spirito Santo appare nella Chiesa come datore della santità e della grazia. Anche nell’ambiente della vita consacrata la sua presenza è indispensabile per raggiungere lo scopo di questa forma di vita.

Per recarsi fedelmente sulla via della sequela di Cristo, come è stata designata dai fondatori, bisogna essere fedeli agli ideali originali, che entrano nel carisma dell’istituto. La fedeltà creativa della quale parla l’Esortazione racchiude anche un elemento della novità dello Spirito Santo, con il quale è sempre collegato un obbligo di leggere i segni del tempo. In questo contesto della novità si mostrano pure le nuove forme della vita consacrata. Anche esse sono un segno forte dell’azione costante del Paraclito nella storia. Soltanto nella docilità dello Spirito di Gesù le persone consacrate sono capace di essere suoi veri testimoni nel mondo.

 

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[1] Cf. Giovanni Paolo II, Esortazione apostolica Vita consecrata, Roma 1996 (=VC), 1; 20; 21.

[2] Cf. VC 73.

[3] Cf. VC 22; 25; 82; 84.

[4] Cf. VC 25.

[5] Cf. VC 62.

[6] Cf. VC 31; 48; 49.

[7] Cf. VC 62-64.

[8] Cf. M. Midali, Un dono dello Spirito Santo per la solidità dell’esistenza consacrata, „Vita Consacrata” 6(32) (1996), 640-641; L. Poleszak, Il Dio Trinitario come principio della vita consacrata, „Sympozjum” 1(38) (2020), 171-206.

[9] Cf. J. Aubry, Teologia della vita consacrata oggi, in: Vita consacrata un dono del Signore alla sua Chiesa, Leumann (Torino) 1994, 129-130.

[10] Sulla santità nella Bibbia e nella storia vedi: E. Ancilli, Santità cristiana, in: Dizionario enciclopedico di spiritualità, Roma 1995 (=DES), 2240-2245; N. D. Silanés Sanz, Santità, in: Dizionario teologico della vita consacrata, Milano 1994 (=DTVC), 1574-1576.

[11] Cf. Concilio Vaticano II, Costituzione dogmatica sulla Chiesa Lumen gentium, Roma 1964 (=LG), 39.

[12] Cf. LG 44, 45.

[13] N. D. Silanés Sanz, Santità, op. cit., 1573.

[14] Cf. P. Molinari, Santo, in: S. De Fiores, T. Goffi (red.), Nuovo dizionario di spiritualità, Cinisello Balsamo (MI) 1999 (=NDS), 1369-1372.

[15] LG 39.

[16] P. Molinari, Santo – Santità, in: Dizionario di mistica, Città del Vaticano 1998 (=DM), 1096.

[17] LG 39. Cf. E. Ancilli, Santità cristiana, op. cit., 2246-2249; N. D. Silanés Sanz, Santità, op. cit., 1576-1577.

[18] Cf. P. G. Cabra, Gli stati di vita del cristiano. Una riflessione sul tema, in occasione di una recente pubblicazione, „Rivista di Vita Spirituale” 50 (1996), 95; P. Molinari, Santo, op. cit., 1374‑1378.

[19] VC 35b.

[20] VC 35b.

[21] Cf. A. Barruffo, Laico, in: NDS, 819. Il Concilio spiega questo nelle seguenti parole: „Nei singoli (la santità) si esprime in forme diverse, perché ognuno tende alla perfezione della carità e edifica gli altri nel proprio genere di vita. In modo tutto speciale si manifesta nella pratica di quei consigli che si è soliti chiamare evangelici: per impulso dello Spirito Santo questa pratica viene abbracciata da molti cristiani, sia privamente sia in una istituzione o stato sancito dalla Chiesa. La pratica dei consigli porta e deve portare nel mondo una luminosa testimonianza e un esempio vivente di questa santità” (LG 39).

[22] VC 35. Cf. M. Lubomirski, L’azione „trasformante” dello Spirito Santo nell’esistenza consacrata, „Vita Consacrata” 2(34) (1998), 125-126.

[23] VC 93. Cf. D. I. Scicolone, Il primato della vita nello Spirito, in: Conferenza Italiana Superiori Maggiori (red.), Consacrati da Dio, dono alla Chiesa e al mondo. Approfondimenti sull’Esortazione «Vita Consecrata», Roma 1997, 263.

[24] Cf. LG 64; IX Sinodo dei Vescovi, La vita consacrata. Proposte, Roma 1994, in: Enchiridion Vaticanum T. 14, Bologna 1997, 3; N. D. Silanés Sanz, Santità, op. cit., 1584-1585.

[25] A. M. Triacca, Spirito Santo, in: DM, 1164-1167. Cf. F. Lambiasi, Spirito Santo, in: DES, 2375-2377.

[26] Cf. VC 5; M. Midali, Un dono dello Spirito Santo per la solidità dell’esistenza consacrata, op. cit., 638‑639.

[27] Cf. B. Secondin, La vita consacrata e le novità dello Spirito Santo alla luce del processo sinodale, „Vita Consacrata” 5 (34) (1998), 590. P. Molinari tende a dare una definizione descrittiva della persona santa: „«Santa» è quella persona che, essendosi aperta alla grazia di Cristo e seguendo docilmente l’azione del suo Spirito, si è lasciata conquistare dall’amore di lui e vi ha corrisposto con la spontaneità dell’amore: così essa si è incondizionatamente data a lui, quindi, in modo costante e crescente (nonostante le debolezze e gli errori), si è conformata a lui, ai suoi criteri e alle sue «vie»”. P. Molinari, Santo – Santità, op. cit., 1099.

[28] VC 19.

[29] Cf. A. Pigna, La vita religiosa. Teologia e spiritualità, Roma 1982, 59-62.

[30] Cf. VC 39; Giovanni Paolo II, Lettera apostolica Tertio millenio adveniente, Roma 1994, 42.

[31] VC 39.

[32] Cf. Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, Istruzione Essential elements in the Church’s teaching on Religious Life as applied to Institutes dedicated to works of the apostolate (Gli elementi essenziali dell’insegnamento della Chiesa sugli Istituti dediti all’apostolato), Roma 1983, 47; Idem, Annunciate. Ai consacrati e alle consacrate testimoni del Vangelo tra le genti, Città del Vaticano 2016.

[33] Cf. VC 77.

[34] G. Ghirlanda, Lo Spirito Santo e la vita consacrata, in: P. Vanzan, F. Volpi (red.), Lo Spirito Santo e la vita consacrata, Roma 1998, 138.

[35] F. Ciardi, Il radicamento evangelico della vita consacrata e il suo sviluppo storico «in ascolto dello Spirito», in: Conferenza Italiana Superiori Maggiori (red.), Consacrati da Dio, dono alla Chiesa e al mondo. Approfondimenti sull’Esortazione «Vita Consecrata», Roma 1997, 105.

[36] Cf. VC 93e; M. Daniluk, Charyzmat założyciela (Carisma del fondatore), in: Idem, Encyklopedia instytutów życia konsekrowanego i stowarzyszeń życia apostolskiego, Lublin 2000, 70-71; F. Peloso, Santi, sante e carismi della divina provvidenza, „Vita Consacrata” 3(36) (2000), 268-269.

[37] VC 36. Cf. Concilio Vaticano II, Decreto sul rinnovamento della vita religiosa Perfectae caritatis, Roma 1965 (=PC), 1: „Fin dai primi tempi della Chiesa vi furono uomini e donne che, per mezzo della pratica dei consigli evangelici, si impegnarono a seguire Cristo con maggiore libertà e imitarlo più da vicino e condussero, ciascuno a suo modo, una vita dedicata a Dio. Molti di essi, sotto l’impulso dello Spirito Santo, vissero una vita solitaria o fondarono famiglie religiose che la Chiesa con la sua autorità volentieri accolse e approvò. In tal modo per disegno divino si sviluppò una meravigliosa varietà di comunità religiose che hanno contribuito molto a far sì che la Chiesa non solo sia ben attrezzata per ogni opera buona (cf. 2 Tm 3,17) e preparata all’opera di servizio per l’edificazione del corpo di Cristo (cf. Ef 4,12), ma, anche abbellita con la varietà dei doni dei suoi figli, appaia come una sposa adornata per il suo sposo (cf. Ap 21,2) e per mezzo di essa si manifesti la multiforme sapienza di Dio (cf. Ef 3,10)”.

[38] La distinzione fra il nozione „carisma del fondatore” e „carisma fondazionale” e lo sviluppo di teologia del carisma nei testi del Magistero spiega in modo molto ampio: M. Midali, Carisma del fondatore e della fondatrice, in: Come rileggere oggi il carisma fondazionale, Roma 1995, 31-90. Cf. J. Aubry, La fondamentale dimensione carismatica della vita consacrata, in: Vita consacrata un dono del Signore alla sua Chiesa, op. cit., 137-147; G. Rocca, Il carisma del fondatore, Milano 1997; A. Romano, Carisma, in: DES, 426-429.

[39] VC 48. Cf. Paolo VI, Esortazione apostolica Evangelica testificatio, Roma 1971, 11; Sacra Congregazione per i Religiosi e gli Istituti Secolari, Sacra Congregazione per i Vescovi, Nota Mutuae relationes, Roma 1978, 11; M. Ruiz Jurado, Vita consacrata e carismi dei fondatori, in: Vaticano II: Bilancio e prospettive venticinque anni dopo (1962-1987), Assisi 1988, ­1070-1074.

[40] VC 93e. Cf. LG 44; F. Peloso, Santi, sante e carismi della divina provvidenza, op. cit., 270-271.

[41] Cf. G. F. Poli, La teologia della vita consacrata dal Concilio ad oggi, in: La vita consacrata. Un carisma da riscoprire nella Chiesa comunione-missione, Padova 1994, 96-99.

[42] Cf. Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, Istruzione Essential elements..., op. cit., 46: „La conformazione attiva a Cristo si effettua secondo il carisma e le regole dell’istituto cui il religioso appartiene. Ciascuno ha un suo proprio spirito, carattere, scopo e tradizione, ed è nell’accordo ad essi il religioso cresce nell’unione con Cristo”. Cf. A. Cencini, Vita consacrata. Itinerario formativo lungo la via di Emmaus, Milano 1994, 46-48.

[43] Cf. M. Midali, Inculturare l’identità carismatica e spirituale di un istituto di vita consacrata, „Vita Consacrata” 1(32) (1996), 55-57.

[44] Cf. M. Lubomirski, L’azione „trasformante” dello Spirito Santo nell’esistenza consacrata, op. cit., 126; M. Midali, Verso una comprensione teologica corale delle varie forme di vita consacrata, „Vita Consacrata” 3-4(32) (1996), 379.

[45] Cf. M. Ruiz Jurado, Vita consacrata e carismi dei fondatori, op. cit., 1068-1069; S. Gonzáles Silva, Il carisma del fondatore, esperienza di comunione nello Spirito, in: Come rileggere oggi il carisma fondazionale, op. cit., 127-146.

[46] Cf. VC 41; A. Amato, Spunti di lettura cristologico-trinitaria della Vita Consecrata, in: Vita Consecrata. Una prima lettura teologica, Milano 1996, 48-49; F. Ciardi, Spunti di lettura ecclesiologica della Vita Consecrata, in: Vita Consecrata. Una prima lettura teologica, op. cit., 86-89.

[47] VC 73. Cf. G. F. Ghirlanda, Lo Spirito Santo e la vita consacrata, op. cit., 138-139.

[48] C. Maccise, Il servizio dei superiori nello sviluppo del carisma, „Vita Consacrata” 2(37) (2001), 129. F. Ciardi, La riscoperta del carisma dell’istituto, in: La vita consacrata. Un carisma da riscoprire nella Chiesa comunione-missione, op. cit., 175-204.

[49] Cf. C. Maccise, Il servizio dei superiori nello sviluppo del carisma, op. cit., 129-131; M. Midali, Carisma del fondatore e della fondatrice, op. cit., 82-85; B. Secondin, Per una fedeltà creativa. La vita consacrata dopo il sinodo, Milano 1995.

[50] VC 110. Cf. J. Rodríguez Carballo, Vultum Dei quaerere. Per crescere nella fedeltà creativa e responsabile, Città del Vaticano 2017.

[51] Cf. C. Maccise, Il servizio dei superiori nello sviluppo del carisma, op. cit., 1133-138.

[52] VC 5.

[53] Cf. VC 6.

[54] Cf. VC 7.

[55] Cf. VC 8.

[56] Cf. Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, Consacrazione e Secolarità. La rivoluzione della Provida Mater Ecclesia. Lettera ai Vescovi della Chiesa Cattolica sugli Istituti Secolari, Città del Vaticano 2017.

[57] VC 12. Cf. M. Midali, Nuove forme di vita consacrata. Lettura teologica trasversale, „Vita Consacrata” 2(36) (2000), 127.

[58] L’espressione „nuove forme di vita consacrata” è usata dal Codice di diritto canonico che a esse dedica il canone 605: „L’approvazione di nuove forme di vita consacrata è riservata unicamente alla Sede Apostolica. I vescovi diocesani però si adoperino per discernere i nuovi doni di vita consacrata che lo Spirito Santo affida alla Chiesa e aiutino coloro che li promuovono, perché ne esprimano le finalità nel modo migliore e le tutelino con statuti adatti, utilizzando soprattutto le norme generali contenute in questa parte”. Bibliografia specifica: A. Neri, Nuove forme di vita consacrata (can. 605 CIC), Roma 1995; G. Rocca, Le nuove comunità, „Vita Consacrata” 1(24) (1998), 119-129. Sugli singoli movimenti vedi: L. Bertazzo, Nuove forme di vita consacrata, in: La vita consacrata. Un carisma da riscoprire nella Chiesa comunione-missione, op. cit., 68-80; M. Camisasca, M. Vitali (red.), I movimenti nella Chiesa negli anni ’80. Atti del 1° Convegno Internazionale – Roma, 23-27 settembre 1981, Milano 1981; A. Favale (red.), Movimenti ecclesiali contemporanei. Dimensioni storiche, teologico-spirituali ed apostoliche, Roma 1980; B. Secondin, I movimenti protagonisti, Cinisello Balsamo (MI) 1991; Idem, Segni di profezia nella Chiesa. Comunità, gruppi, movimenti, Milano 1987.

[59] Cf. S. Recchi, Le nuove forme di vita consacrata, „Vita Consacrata” 6(32) (1996), 668-669. Cf. anche: Francesco, Lettera apostolica in forma di «motu proprio» Authenticum charismatis con la quale si modifica il can. 579 del Codice di Diritto Canonico, Roma 2020.

[60] Cf. L. Giovannini, L’iter e le prime reazioni, „Vita Consacrata” 3-4(32) (1996), 264.

[61] VC 62. Cf. S. Recchi, Vita Consecrata: le questioni aperte. Le nuove forme di vita consacrata, „Quaderni di diritto ecclesiale” 10 (1997), 98-109; B. Secondin, La vita consacrata e le novità dello Spirito Santo alla luce del processo sinodale, op. cit., 592-593.

[62] Cf. L. Guccini, La risposta delle nuove forme di vita evangelica. Una lettura di sintesi, in: Dove va la vita consacrata. La prospettiva della comunità religiosa apostolica, Bologna 1996, 150-152.

[63] Cf. M. Midali, Verso una comprensione teologica corale delle varie forme di vita consacrata, op. cit., 366-367.

[64] Cf. VC 12.

[65] Cf. VC 62; J. Beyer, Movimenti nuovi nella Chiesa, in: DTVC, 1115-1130.

[66] Come abbiamo già menzionato, il Codice aveva previsto tali nuove forme e aveva dato nel can. 605 delle direttive generali. Qui si pone il problema di comprendere il significato e i limiti di questa novità. Il rapporto tra il can. 605 e il can. 573 definisce gli elementi teologico-canonici costitutivi della vita consacrata e delle sue forme concrete negli istituti stessi. Cf. S. Recchi, Le nuove forme di vita consacrata, in: Vita Consacrata 6(33) (1997), 680-682.

[67] Codice di diritto canonico, Roma 1983 (=CIC), 573 § 2. Cf. S. Recchi, Le nuove forme di vita consacrata, op. cit., 669-671.

[68] Cf. VC 62; CIC 605; IX Sinodo dei Vescovi, La vita consacrata. Proposte, op. cit., 13: „Si suggerisce la creazione di una commissione per tutte le questioni che riguardano le nuove forme di vita consacrata, per giungere a stabilire dei criteri di autenticità che aiutino a discernerle e a promuoverle, senza che venga imposto loro affrettatamente uno schema giuridico definitivo”.

[69] Cf. S. Recchi, Le nuove forme di vita consacrata, op. cit., 666-667; Idem, Le nuove forme di vita consacrata, op. cit., 684-686.

[70] Cf. M. Midali, Nuove forme di vita consacrata. Lettura teologica trasversale, op. cit., 123.

[71] B. Secondin, La vita consacrata e le novità dello Spirito Santo alla luce del processo sinodale, op. cit., 596-597. Cf. J. Beyer, Movimenti nuovi nella Chiesa, op. cit., 1125-1129.

[72] Cf. LG 1.

[73] Cf. J. Martinez Saez, Fraternità „Verbum Dei”, „Vita Consacrata” 1(34) (1998), 87-97.

[74] Cf. F. Tassone, „Comunità Casa del Giovane” il progetto di don Enzo Boschetti continua, „Vita Consacrata” 4(34) (1998), 398-404.

[75]   Cf. C. Cotignoli, Il Movimento dei focolari, „Vita Consacrata” 5(34) (1998), 521-530.

[76] Cf. Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, Rallegratevi. Lettera circolare ai consacrati e alle consacrate, Città del Vaticano 2014; M. Midali, Nuove forme di vita consacrata. Lettura teologica trasversale, op. cit., 124.

[77] VC 62.

[78] Cf. VC 62; A. Pigna, i contenuti, „Vita Consacrata” 3-4(32) (1996), 301-302.