Bóg Trójjedyny jako źródło życia konsekrowanego

The Triune God as the source of consecrated life

https://doi.org/10.4467/25443283SYM.20.010.12127

 

Abstrakt

Celem artykułu jest ukazanie Trójjedynego Boga jako źródła życia konsekrowanego. Powołanie do życia konsekrowanego rodzi się z wolnej inicjatywy Boga. Śluby zakonne, będąc darem Trójcy Przenajświętszej, stanowią odzwierciedlenie tej formy życia, którą przyjął Syn Boży, posłany przez Ojca w Duchu Świętym. Trynitarne źródło życia zakonnego jest widoczne na różnych poziomach: na poziomie powołania, poziomie instytutów oraz poszczególnych wspólnot. Artykuł porusza również zagadnienie świadectwa osób konsekrowanych oraz wymiaru profetycznego życia zakonnego.

Słowa kluczowe: Trójca Przenajświętsza, życie zakonne, świadectwo, świętość, powołanie, wiara, Kościół

 

Abstract

The purpose of this article is to show the Triune God as a source of a consecrated life. The vocation to the consecrated life is being born of free God’s initiative. The religious vows, as the Holy Trinity’s gift, are reflections of that way of life, which God’s Son accepted, who was sent by Father in Holy Spirit. Trinitarian source of consecrated life is seen in various aspects: the aspect of vocation, the aspect of institutes and the aspect of communities. The author of the article also raises the topic of the testimony of consecrated people and prophetic aspect of consecrated life.

Keywords: Holy Trinity, religious life, witnessing, holiness, vocation, faith, Church

 

La vita consacrata è legata alla chiamata universale alla santità. La Costituzione Lumen gentium e il Decreto Perfectae Caritatis presentano, quali fonti della vita consacrata, Gesù, lo Spirito Santo, la Chiesa, i Fondatori[1]. I documenti conciliari dimostrano con chiarezza come sia errato presentare la vita consacrata come un qualcosa di puramente storico e giuridico: soltanto frutto dell’azione della Chiesa. Già dai documenti conciliari possiamo vedere che questa forma di vita emana dalle fonti stesse da cui emana la Chiesa e nasce con essa dalla vita e dall’opera di Gesù e di tutta la Trinità[2].

Ognuno dei consigli fondamentali, cioè castità, povertà, obbedienza, proviene dal Signore in modo da farci imitare la sua vita e partecipare della sua povertà, verginità e obbedienza[3]. Anche il can. 575 del Codice di Diritto Canonico, richiamando la Costituzione Lumen gentium, dice che i consigli evangelici fondati sulla dottrina e sull’esempio di Cristo sono un dono divino, un dono di grazia che la Chiesa ha accolto e che conserva.

L’esortazione postsinodale Vita consecrata si colloca decisamente, fin dal primo capitolo, soprattutto nella prospettiva trinitaria a riguardo della vita consacrata e la presenta in modo più profondo. In questa luce, la Trinità emerge come fondamento primigenio e complessivo della vita consacrata.

 

1. L’iniziativa di Dio nella vocazione alla vita consacrata

La dimensione trinitaria della vita consacrata è stata sottolineata per la prima volta nel documento della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica La vita fraterna in comunità[4]. Parlando della vita comunitaria dei consacrati, il testo fa alcuni punti di riferimento alla „koinonia” trinitaria[5], al collegamento fra comunità religiosa e mistero della Trinità come suo archetipo[6].

Uno degli aspetti nuovi dell’esortazione Vita Consecrata è la prospettiva trinitaria. Nei testi magisteriali precedenti, essa era solo vagamente accennata. Questa prospettiva è stata veramente una felice sorpresa, perché consente un rafforzamento della dimensione mistica della vita dei consacrati. Il documento dedica a questo tema in modo peculiare la prima sezione, del primo capitolo „A lode della Trinità”[7].

Il Papa segnala il protagonismo di ogni singola persona della Trinità: parla dell’iniziativa del Padre che chiama l’uomo alla risposta totale della vocazione[8]; della chiamata, la quale si realizza nella sequela di
Cristo e nell’accoglienza del suo modo di vita[9]; parla dell’azione dello Spirito Santo che fa delle persone consacrate persone cristoformi nella missione affidata loro da Dio[10].

Nessuna vocazione non può crescere e raggiungere la sua pienezza, se non attraverso un incontro personale con Cristo. Questo significa vivere in intimità con Gesù e chiede un coinvolgimento totale che comporta l’abbandono di ogni cosa[11]. La vera imitazione del Signore non significa soltanto incontrarlo, ma prima di tutto lasciarsi guidare dalle sue indicazioni e dal suo amore. Questo significa anche abbandonare tutto, per lasciare Gesù padrone assoluto della propria esistenza. Nella vocazione anche lo Spirito Santo è presente in modo peculiare nel cuore dell’uomo attraverso uno sviluppo delle virtù teologali e dei suoi doni[12].

La chiamata totalitaria del Padre per una piena conformazione al Cristo, attraverso l’opera trasformante dello Spirito, costituisce la natura vera e il fondamento ultimo di questa forma di vita, che abbraccia
il Signore. Arnaldo Pigna così afferma: „La natura e il fondamento ultimo della vita consacrata come ci appare dalla Esortazione lo possiamo senza difficoltà cogliere nella chiamata totale del Padre per una piena conformazione al modo di essere e di agire del Figlio incarnato, attraverso l’opera trasformante dello Spirito. Si può ben dire che la vita consacrata costituisce la radicalizzazione del carattere trinitario della vita cristiana, in quanto lo vive con particolare intensità e lo addita come modello e sorgente di ogni forma di vita cristiana”[13].

è chiaro, quindi, che la Trinità viene proposta come modello e fonte perenne della vita consacrata. L’autore continua elencando i momenti di iniziativa trinitaria della vita dei consacrati: „Essa ha come costante punto di riferimento le Persone divine; la vocazione, la sequela, la consacrazione non sono altro che momenti diversi della continua iniziativa trinitaria; anche il carisma dice relazione alle singole Persone divine, mentre la vita fraterna ha come paradigma la Trinità, ne rivela il disegno ed è spazio della sua presenza; infine, la missione è reale prosecuzione di quella di Cristo invitato dal Padre e consacrato nello Spirito”[14].

In questi punti si rivela in modo molto chiaro l’azione santificante della Trinità che porta l’uomo all’unità con Dio. Il documento accentua il fondamento evangelico della vita dei consacrati che sta nello speciale rapporto che il Cristo stabilì con alcuni dei suoi discepoli[15]. Il prototipo trinitario di questa forma di vita emerge a vari livelli: a livello di vocazione, a livello di istituti ed a livello di singole comunità[16].

Il documento per primo imposta il problema dell’identità della vita consacrata. Già nel primo accapo ci da una definizione di questo stato di vita, nella quale possiamo vedere l’azione di tutta la Trinità: „La vita consacrata, profondamente radicata negli esempi e negli insegnamenti di Cristo Signore, è un dono di Dio Padre alla sua Chiesa per mezzo dello Spirito”[17].

Con tale orientamento si vuol mettere in risalto la fonte primaria della vita consacrata: Dio, Padre e Provvidenza, che „prende l’iniziativa” di stabilire un rapporto amichevole con qualunque credente, assume una sollecitudine speciale verso colui che sceglie per una missione nel suo Regno. In questa ottica, Dio Padre è il primo protagonista della crescita vocazionale, che esce incontro all’uomo rivelandogli il suo amore di predilezione. L’iniziativa della vocazione, come quella della consacrazione, viene da Dio ed è percepita come chiamata. Il testo dice: „Alla luce della consacrazione di Gesù, è possibile scoprire nell’iniziativa del Padre, fonte di ogni santità, la sorgente originaria della vita consacrata”[18]. è chiaro, che non è sufficiente soltanto la buona volontà o la generosità giovanile per la vocazione alla vita consacrata. Dio stesso invita l’uomo alla sua intimità e lo chiama a seguire Gesù più da vicino, e a continuare la sua missione salvifica nel mondo. „Alla base della vita religiosa c’è la consacrazione. Insistendo su questo principio, la Chiesa pone l’accento sull’iniziativa di Dio e sul diverso e nuovo rapporto con Lui che la vita religiosa comporta. La consacrazione è un’azione divina: Dio chiama una persona, la riserva per sé affinché si dedichi a lui in modo particolare. Al tempo stesso egli conferisce la grazia in modo che nella consacrazione la risposta dell’uomo si esprima mediante un profondo e libero abbandono di tutto se stesso. Il nuovo rapporto che ne deriva è puro dono. è un’alleanza di mutuo amore e fedeltà, di comunione e missione stabilita per la gloria di Dio, la gioia della persona consacrata e la salvezza del mondo”[19].

Solo a Dio appartiene il diritto della scelta di alcune persone per tale vocazione e missione per una vocazione speciale alla vita consacrata[20]. è il Padre che attrae i consacrati a sé, provocando una risposta tutta nuova e intima di dedizione senza condizioni alla santificazione, alla vita fraterna e alla missione. Il frutto di questa chiamata è la professione religiosa, nuova e vera consacrazione[21].

Il documento di Giovanni Paolo II Vita Consecrata accentua in modo molto forte l’iniziativa del Padre nella vocazione alla vita consacrata. Ogni cristiano chiamato alla santità è invitato a conformare la propria vita alla vita del Signore. Dio però vuole scegliere fra i fedeli persone che, per una speciale consacrazione, vogliono rispondere con il cuore ardente a questa chiamata[22]. Il testo dice: „Questa speciale «sequela di Cristo», alla cui origine sta sempre l’iniziativa del Padre, ha dunque, una connotazione essenzialmente cristologica e pneumatologica, esprimendo così in modo particolarmente vivo il carattere trinitario della vita cristiana, della quale anticipa in qualche modo la realizzazione escatologica a cui tutta la Chiesa tende”[23].

Quindi, l’iniziativa del Padre che chiama la persona a vivere in modo speciale e a consacrare la propria vita a Dio stesso e ad annunziare il Regno di Dio, si esprime poi nell’azione di tutta la Trinità, dove tutte le persone divine agiscono in modo proprio nell’uomo chiamato alla vita consacrata.

Tutta la Chiesa riceve il dono dei consigli evangelici attraverso i quali, coloro che sono stati scelti per la speciale vocazione, rispondono a Dio per mezzo della consacrazione. In senso proprio, la consacrazione è una reale configurazione con Gesù. S. M. Alonso Rodrígez dice così: „La vera consacrazione (…) consiste essenzialmente in una vera somiglianza, in una reale conformazione e configurazione con Cristo in una dimensione del suo mistero. Vivere come Cristo significa condividere la sua stessa vita, i suoi rischi e le sue speranze, le sue preoccupazioni, il suo progetto esistenziale, i suoi atteggiamenti vita e totali. Significa vivere per i suoi stessi interessi. Vivere come Cristo è configurarsi con il Consacrato. Per questo è una vera e autentica consacrazione, nel senso più rigoroso e stretto del termine. E, parlando della vita religiosa, è configurarsi realmente con Cristo in queste tre dimensioni costitutive del suo modo storico di vivere per gli altri, cioè per Dio e per gli uomini: verginità, povertà e obbedienza”[24].

Da parte di Dio, la consacrazione significa prendere pieno possesso della persona, metterla in intimo rapporto con sé, trasformala interamente per raggiungere lo scopo cioè configurarla realmente con Gesù Cristo. L’uomo, da parte sua, deve lasciarsi possedere, deve permettere l’azione trasformatrice di Dio. Il frutto perfetto di questo atteggiamento è l’offerta della propria vita a Dio, senza riserva, in totalità. La consacrazione religiosa è, quindi, una vera configurazione con Gesù. I tre consigli evangelici o tre voti abbracciano ed esprimono tutta la totalità della persona umana, tutto quello che la persona è in quanto persona[25].

Dobbiamo qui anche mettere in evidenza, che esiste uno stretto legame, un rapporto intrinseco fra amore e dono. Ogni dono vero è dono d’amore. Quindi, l’amore stesso è una radice primaria d’ogni dono sia da parte di Dio, sia da parte dell’uomo. Nella vita di Gesù, la verginità, la povertà ed l’obbedienza erano l’espressione d’amore totale e la dimostrazione di questo amore totale al Padre e agli uomini. Nel caso dei consacrati, lo stesso significato totale hanno i consigli evangelici, vissuti con radicalità attraverso i voti religiosi[26]. Questa donazione totale e immediata a Dio ha un valore teologale, perché diventa un atto massimo di amore. Nello stesso tempo è anche una vera professione di fede. In questa totalità, il rapporto fra Dio e l’uomo diventa una vera amicizia e un’autentica alleanza di amore sponsale. „In tal modo si forma la particolare alleanza dell’amore sponsale, nella quale sembrano risonare con un’eco incessante le parole relative a Israele, che il Signore «si è scelto (…) come suo possesso» (Sal 135(134),4). In ogni persona consacrata viene, infatti, scelto l’«Israele» della nuova ed eterna alleanza”[27].

Questo aspetto segnala ancora una volta l’iniziativa di Dio, che chiama sempre per primo l’uomo e lo fa capace di rispondere a questa chiamata in un clima di piena libertà, di gioia, di serietà e d’amore[28].

La consacrazione appare in questa maniera come un atto di Dio che consacra a sé in modo speciale e nuovo un battezzato, che nella sua libertà si dedica esclusivamente a Lui come sommo bene[29]. La risposta dell’uomo alla chiamata divina porta così alla totale dedizione al Padre, la quale nella sua profondità significa la sequela di Cristo nello Spirito della figliolanza[30].

Per approfondire l’aspetto della vocazione, l’Esortazione si serve dell’icona evangelica della Trasfigurazione e ne fa come leitmotiv specialmente del primo capitolo, il cui titolo è „Confessio Trinitatis. Alle sorgenti cristologico-trinitarie della vita consacrata”. Il punto 17 dice: „La contemplazione della gloria del Signore Gesù nell’icona della Trasfigurazione rivela alle persone consacrate innanzitutto il Padre, creatore e datore di ogni bene, che attrae a sé (cf. Gv 6,44) una sua creatura con uno speciale amore e in vista di una speciale missione. «Questi è il Figlio mio prediletto: ascoltatelo!» (Mt 17,5). Assecondando quest’appello accompagnato da un’interiore attrazione, la persona chiamata si affida all’amore di Dio che la vuole al suo esclusivo servizio, e si consacra total mente a Lui e al suo disegno di salvezza (cf. 1 Cor 7,32-34). Qui sta il senso della vocazione alla vita consacrata: un’iniziativa tutta del Padre (cr. Gv 15,16), che richiede da coloro che ha scelti la risposta di una dedizione totale ed esclusiva”[31].

Dio Padre entra nella vita del credente con la sua chiamata, mostrando all’uomo una speciale vocazione. Dalla Bibbia Dio viene indicato come „colui che chiama” (Rm 9,11; cf. Gal 5,8; 1 Pt 1,15). La vocazione è caratterizzata dai seguenti elementi: è un atto di elezione libera e sovrana di Dio, nel quale si esprime l’amore verso l’uomo scelto per nome (cf. Is 43,1) prima della sua nascita (cf. Ger 1,5; Gal 1,15). Nella chiamata per nome appare un altro elemento di questa caratteristica: la vocazione è un atto di amore creativo, personale ed unico. Dio ha un suo progetto di vita, pensato per l’uomo. Dio instaura così un rapporto personale, originale ed unico, irrepetibile con lui. Fra Dio e l’uomo nasce un vero dialogo grazie alla parola di Dio, per mezzo della quale la vocazione diventa anche un modo della rivelazione divina. Fin dal principio la vocazione divina non è una realtà statica ma una realtà dinamica e progressiva, dove il credente non cessa di rispondere a Dio, in misura della sua coscienza e maturità. Questo dialogo termina nell’eternità[32]. Alla fine, la vocazione è un dono per una missione. Ogni chiamata di Dio deve manifestare il suo amore per l’umanità attraverso il servizio ai fratelli determinato dal dono personale ricevuto[33].

L’iniziativa vocazionale di Dio porta la persona ad offrire tutta la sua vita al servizio di lui. La totale dedicazione a Dio ha come scopo l’unione nell’amore che si mostra agli occhi dell’uomo in modo più pieno nella persona di Cristo. La chiamata ad offrire tutta la propria esistenza a Dio come un dono assoluto, senza riserve, è già una rivelazione della divinità[34].

Nella chiamata di Dio la libertà dell’uomo non viene distrutta. Fra Dio e l’uomo è instaurato un rapporto di amore-alleanza. A questo punto vediamo anche l’azione dello Spirito Santo, che incoraggia e sostiene la persona chiamata alla totale unione con Cristo, Figlio di Dio, che solo può riempire totalmente il cuore dell’uomo[35].

La scelta di Dio alla speciale consacrazione a Lui è una chiamata d’amore. Anche la risposta dell’uomo deve essere una risposta d’amore in un dono totale di sé che permette di appartenere solo a Dio
per sempre. La forza della consacrazione risiede quindi nel dono divino, dono d’amore ricevuto, a cui risponde l’amore che si esprime nell’accettazione della scelta. L’amore di Dio spinge la persona così forte, che essa avverte la voglia rispondere senza condizioni, offrendosi totalmente a Dio. „L’esperienza di questo amore gratuito di Dio è a tal punto intima e forte che la persona avverte di dover rispondere con la dedizione incondizionata della sua vita, consacrando tutto, presente e futuro, nelle sue mani”[36].

La consacrazione a Dio, per essere salda e stabile, deve essere fatta nella volontà di dono totale, anche se i legami restano temporanei e diversi dai voti. Questa offerta comprende tutto, presente e futuro della persona, la sua identità e perciò può essere paragonata ad un autentico olocausto[37]. Il segno visibile della totale consacrazione a Dio nella vita consacrata è la professione dei consigli evangelici[38]. La tradizione della Chiesa identifica questi voti nella castità consacrata o celibato per il regno dei cieli[39], nella povertà[40] e nell’obbedienza[41].

Parlando della iniziativa divina nella vocazione alla vita consacrata, dobbiamo anche accentuare il tema classico di teologia della vita consacrata cioè le beatitudini (cf. Mt 5,1-12). Questo brano del Vangelo mostra con efficacia che radicalismo evangelico e perfezione derivano dal primato di Dio su tutta la vita cristiana. La vera perfezione consiste nel dedicarsi esclusivamente e senza condizioni a Dio. Per comprendere la profondità delle beatitudini dobbiamo partire prima dalla libera vocazione divina che sempre è l’azione santificante: „Siate santi, perché io, il Signore, Dio vostro, sono santo” (Lv 19,2. Cf. Lv 11,44. 45; 20,7.26; 21,8). Gesù ricorda lo stesso invito alla fine del discorso della montagna: „Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste” (Mt 5,48). Nella prospettiva dell’azione divina le beatitudini non sembrano più come un incomprensibile paradosso, ma come una vocazione al raggiungere la pienezza di vita dell’uomo e alla vera sequela di Dio in Gesù Cristo. Così possiamo dire che le beatitudini non mostrano le diverse vie della perfezione ma ne descrivono una sola, quella di Gesù[42].

Tutto ciò che abbiamo detto finora ci mostra l’iniziativa del Padre nella vocazione alla vita consacrata. Questa iniziativa è un dono d’amore che Dio offre all’uomo per sviluppare in modo più pieno la sua uguaglianza a lui. La chiamata del Padre per essere efficace, deve incontrare una risposta piena d’amore, la risposta totale da parte dell’uomo, che vuole con cuore puro e gioioso consacrarsi a Dio e sviluppare così la sua persona. Tramite la speciale consacrazione a Dio nella vita consacrata, l’uomo approfondisce la sua consacrazione battesimale e per i voti di castità, povertà ed obbedienza si decide a camminare attraverso la via dei consigli evangelici che Gesù ha scelto durante la sua vita.

 

2. I consigli evangelici come dono della Trinità

Già il documento precedente di Esortazione, pubblicato dal IX Sinodo dei vescovi sotto il titolo La vita consacrata. Proposte, mette in risalto il carattere trinitario dei consigli evangelici. Mostra anche, in modo chiaro le loro radici bibliche, il fondamento cristologico e pneumatologico. Alla fine, parla anche dell’aspetto ecclesiologico, escatologico e antropologico[43].

L’Esortazione apostolica Vita Consecrata del Giovani Paolo II in modo molto chiaro pone l’accento sull’identità della vita consacrata. L’origine di questa forma di vita è nel profondo del mistero cristiano: nella consacrazione di Cristo secondo il disegno del Padre, per realizzare l’opera e la missione che il Padre gli ha affidato, con l’unzione e sotto la guida dello Spirito Santo. In questa prospettiva vediamo che i consigli evangelici, come via dell’imitazione di Gesù povero, casto ed obbediente, sono profondamente collegati con tutta la Trinità e sono dono della Trinità[44]. Il Papa dice: „I consigli evangelici sono dunque prima di tutto un dono della Trinità Santissima. La vita consacrata è annuncio di ciò che il Padre, per mezzo del Figlio, nello Spirito compie con il suo amore, la sua bontà, la sua bellezza. Infatti «lo stato religioso (...) manifesta l’elevatezza del Regno di Dio sopra tutte le cose terresti e le sue esigenze supreme; dimostra pure a tutti gli uomini la preminente grandezza della virtù di Cristo regnante e la infinita potenza dello Spirito Santo, mirabilmente operante nella Chiesa» (LG 44)”[45].

Nel dono dei consigli la persona consacrata riconosce con forza particolare l’amore del Padre, prima origine e scopo della sua scelta vocazionale, l’amore di Cristo che invita alla sua intimità, e l’amore dello Spirito Santo che aiuta nella piena realizzazione di una completa apertura alle sue aspirazioni[46]. è necessario riconoscere che i consigli e la vita formata su di essi, sono uno speciale dono divino, una espressione dell’amore di Dio e della sua benevolenza.

I consigli evangelici sono il contenuto della vita consacrata. Essi, secondo l’Esortazione, si identificano con i tratti caratteristici di Gesù, cioè con la povertà, la verginità e l’obbedienza. Questa affermazione che definisce i consigli come tratti caratteristici di Gesù sembra essere l’espressione nuova della indole cristologica della vita consacrata e usata per la prima volta con tale chiarezza. Il testo stesso dice: „Con la professione dei consigli evangelici i tratti caratteristici di Gesù – vergine, povero ed obbediente – acquistano una tipica e permanente «visibilità» in mezzo al mondo, e lo sguardo dei fedeli è richiamato verso quel mistero del Regno di Dio che già opera nella storia, ma attende la sua piena attuazione nei cieli”[47].

Davvero, nel corso della storia, la vita secondo i consigli evangelici era vista come imitazione di Cristo in modo più stretto che per gli
altri fedeli che sono chiamati anch’essi ad imitare di Gesù. Nella storia si usavano anche le espressioni „via di speciale sequela di Cristo” e „lo stato di perfezione”[48].

L’unico motivo per abbracciare i consigli e considerarli un valore per il consacrato è questo che Gesù li ha vissuti e li propone. Tale comportamento lo vediamo anche nella vita degli Apostoli, i quali annunciano il Vangelo perché hanno seguito Gesù, e non viceversa. L’imitazione di Gesù e il suo dono della vocazione sono, quindi, i motivi fondamentali della vita consacrata[49].

Appare abbastanza evidente che la grandezza della professione dei consigli evangelici sta in una consacrazione, che assomiglia a quella di Cristo, e fa la persona consacrata il vero segno del dono ricevuto dalla Trinità. Lasciando tutto come Gesù e dedicandosi a lui, i consacrati si mettono al servizio di Dio e dei fratelli. Qui si rivela la ricchezza dei carismi che lo Spirito Santo distribuiva nella Chiesa per rinnovare e portare a pienezza la società[50].

La vita dei consacrati si riferisce alla forma di vita di Cristo, che vive con il Padre e tutto rivolto al Padre. La sua forma di vita verginale esprime che l’unico Amore suo è il Padre. La sua povertà manifesta che il
Figlio di Dio riceve tutto dal Padre e che il Padre è l’unica sua ricchezza. L’obbedienza del Signore mostra anche che Gesù si realizza nel fare la volontà del Padre[51]. In questo modo, la forma di vita terrena di Cristo ci rivela il suo mutuo rapporto con il Padre e il significato ultimo dell’avventura cristiana, che consiste nel diventare figli di Dio. Nello stesso tempo, lo Spirito Santo penetra il cuore del credente e lo fa capace di dedicarsi pienamente all’amore di Dio per ottenere le ricchezze della Trinità[52]. L’Esortazione così descrive questa dimensione trinitaria: „La vita consacrata, pertanto, è chiamata ad approfondire continuamente il dono dei consigli evangelici con un amore sempre più sincero e forte in una dimensione trinitaria: amore al Cristo, che chiama alla sua intimità; allo Spirito Santo, che dispone l’anima ad accogliere le sue ispirazioni; al Padre, prima origine e scopo supremo della vita consacrata. Essa diventa così confessione e segno della Trinità, il cui mistero viene additato alla Chiesa come modello e sorgente di ogni forma di vita cristiana”[53].

Già qui vediamo che la vita consacrata è sorretta da una grande esperienza della carità. Essa ispira le persone consacrate e le spinge a vivere questa dimensione trinitaria, che si rivela prima di tutto nei consigli evangelici e nella vita comunitaria, nella quale l’amore occupa il primo posto[54].

La castità appare come l’espressione della propria offerta a Dio con cuore indiviso. Essa „costituisce un riflesso dell’amore infinito che lega le tre persone divine nella profondità misteriosa della vita trinitaria; amore testimoniato dal Verbo incarnato fino al dono della sua vita; amore «riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo» (Rm 5,5), che stimola ad una risposta di amore totale per Dio e per i fratelli”[55].

Dobbiamo considerare anzi tutto il celibato come una vocazione, un’iniziativa divina. In questo senso esso è vissuto e accettato da uomini e donne per ragioni di fede e sotto le spinte della parola di Dio
e dell’opera dello Spirito Santo. Dio, chiamando il credente, inizia un’opera e si impegna lui stesso a portarla a termine. L’uomo deve invece vivere ogni giorno in questo amore, custodendo con vigilanza il dono della volontà di Dio. All’amore che chiama si può rispondere soltanto con l’amore che si dona nella libertà. Così l’uomo vive nella vicinanza con Dio[56].

Il celibato evangelico è vissuto, per la persona consacrata, per amore di Cristo. Prima si deve amarlo, poi seguirlo e ubbidirlo. „Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna” (Mt 19,29). Nella prospettiva di questo amore, che si è compiuto nella pasqua, la castità diventa anche una grande testimonianza della risurrezione futura. San Paolo la pone anche in un’angolatura sponsale e spirituale, e sottolinea che la verginità è un dono-carisma elargito dal Signore: „Vorrei che tutti fossero come me; ma ciascuno ha
il proprio dono da Dio, chi in un modo, chi in un altro” (1 Cor 7,7. Cf. 1 Cor 7,25-40)[57].

La castità dei consacrati è un rapporto di reciprocità consequenziale fra Dio e l’uomo. Essa diventa così una risposta d’amore al dono d’amore di Dio. Le persone consacrate sono state scelte da Dio e hanno ricevuto un speciale dono-carisma di vivere la castità evangelica. Per vivere pienamente di questo dono devono lasciarsi guidare allo Spirito[58].

Il dono della povertà evangelica vissuta sull’esempio di Gesù stesso che da ricco che era, si è fatto povero (cf. 2 Cor 8,9), aiuta la persona consacrata nella totale consacrazione a Dio. La povertà confessa che solo Dio, donatore di ogni bene, è l’unica vera ricchezza dell’uomo. Nella povertà vediamo pure una mutua relazione fra le tre persone divine che si fanno il dono totale di sé. „La povertà confessa che Dio è l’unica vera ricchezza dell’uomo. Vissuta sull’esempio di Cristo che «da ricco che era, si è fatto povero» (2 Cor 8,9), diventa espressione del dono totale di sé che le tre Persone divine reciprocamente si fanno. è dono che trabocca nella creazione e si manifesta pienamente nell’Incarnazione del Verbo e nella sua morte redentrice”[59].

Nella sua vita Gesù ha scelto la povertà, „spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini” (Fil 2,7); morto sulla croce mostra la radicalità della povertà. La sequela di Cristo delle persone consacrate è una scelta radicale con totale offerta a Dio, nella fiducia che da lui tutto proviene[60].

Vivere la vera povertà di Cristo significa non soltanto non possedere niente per sé, ma prima di tutto significa sentirsi presi e posseduti da Dio e dal desiderio di allargare del suo Regno. Il consiglio della povertà, come dono divino, apre gli occhi dell’uomo a preoccuparsi delle cose del Padre[61].

La scelta radicale di Gesù si compie anche nell’obbedienza perfetta al Padre. San Paolo nell’inno di Filippesi 2,5-11 la presenta come scelta di kenosis e di svuotamento: „umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce” (Fil 2,8; cf. Eb 5,8-9). L’obbedienza di Gesù diventa il modo della rivelazione: lui è il Salvatore e il Redentore dell’uomo[62].

I consacrati ricevono il dono dell’obbedienza evangelica e per libera accettazione vogliono cercare e compiere la volontà del Padre nella loro vita unita a Cristo. Essi si riferiscono alla parola di Dio, che mostra il volere del Signore. L’obbedienza delle persone consacrate diventa in modo concreto una risposta di amore a Dio che li chiama. In questo contesto l’Esortazione Vita Consecrata dice: „L’obbedienza praticata ad imitazione di Cristo, (...) manifesta la bellezza liberante di una dipendenza filiale e non servile, ricca di senso di responsabilità e animata dalla reciproca fiducia, che è riflesso nella storia dell’amorosa corrispondenza delle tre Persone divine”[63].

Vediamo quindi, che l’impegno dell’obbedienza ha le sue profonde radici nel mistero trinitario. Facendo il voto dell’obbedienza, il consacrato confessa il Signore infinitamente amato ed amante, unito perfettamente con il Padre dal quale dipende in tutto[64].

Un così stretto collegamento della vita consacrata con la Trinità obbliga tutte le persone consacrate ad essere testimoni della vita trinitaria, che deve manifestarsi nella loro vita. L’Esortazione sottolinea, che questo compito deve divenire evidente non soltanto con le parole, ma prima di tutto con il linguaggio eloquente di un’esistenza trasfigurata, capace di sorprendere il mondo[65]. „Il riferimento dei consigli evangelici alla Trinità Santa e santificante rivela il loro senso più profondo. Essi infatti sono espressione dell’amore che il Figlio porta al Padre nell’unità dello Spirito Santo. Praticandoli, la persona consacrata vive con particolare intensità il carattere trinitario e cristologico che contrassegna tutta la vita cristiana”[66].

Il dono dell’obbedienza, accolto e interiorizzato, unisce il consacrato con Gesù che fa sempre riferimento alla volontà del Padre. Questo riferimento amoroso apre la persona consacrata agli infiniti orizzonti della Trinità e l’aiuta a entrare e partecipare pienamente della sua immensa libertà. In questo modo l’uomo può ritrovare la sua piena dignità, che ha le sue radici in Dio[67].

I consigli evangelici, come dono della Santissima Trinità, hanno come scopo non se stessi, come modo di raggiungere la perfezione cristiana, ma soprattutto la risposta al dono d’amore offerto da Dio. Questa risposta dell’uomo si esprime chiaramente nella sequela di Cristo, il quale è il modello eccellente della vita consacrata. In lui le persone consacrate trovano la pienezza non soltanto nella dimensione soprannaturale, ma in tutta la realtà umana[68].

Vediamo così che, attraverso il dono dei consigli, la vita consacrata diviene confessione e segno della Trinità. Il Cristo ammette le persone consacrate nella sua intimità. Lo Spirito Santo le rende capaci di rispondere a questa chiamata, in attenzione continua al Padre da cui tutto procede e in cui trova compimento. La vita dei consacrati, guidata dallo Spirito Santo e totalmente offerta al Padre nel Cristo, può condurre la persona fino ai vertici della perfezione. Osservando questi prodigi di grazia, anche altre persone non consacrate sono attirate al Signore che vuole mostrare a tutti il suo amore. Così la vita consacrata diviene una delle tracce concrete della Trinità nella storia e può avvertire il fascino e la nostalgia della bellezza divina.

 

3. Vita consacrata come testimonianza dell’amore del Padre

Dalla professione religiosa nasce la responsabilità di lavorare al progresso del Regno di Dio. Questa responsabilità è comune a tutti i battezzati, ma in modo più profondo a quelli che vogliono unirsi più da vicino a Padre nella vita della sequela di Gesù, sotto l’ispirazione dello Spirito Santo. Essi sono totalmente dedicati alla missione verso i fratelli, testimoniando ogni giorno il primato del Regno. Quindi, la vera testimonianza della vita diventa il frutto di accogliere chiamata del Padre[69].

Di fronte al mondo dove vediamo una forte tendenza ad organizzare la società senza Dio, i consacrati vogliono sviluppare tutto il loro progetto di vita intorno al Dio che si rivela in Cristo Gesù. Questa scelta di fede diventa l’unico senso della loro esistenza. Essi, più che con le parole, con la vita della castità, della povertà, dell’obbedienza, della comunità fraterna, dell’austerità e della preghiera, esprimono la volontà di
appartenere per intero a Dio. I consacrati, per la professione dei consigli evangelici e per imitare la forma di vita che il Figlio di Dio abbracciò, diventano i veri testimoni del Padre[70]. La vita consacrata, quindi, in
primo luogo diventa un segno forte del primato di Dio, come opposizione alla cultura di vivere „senza Dio”. Per la loro vita offerta al Sommo Bene, le persone consacrate danno la testimonianza della vita futura[71].

L’Esortazione, di fronte al mondo, che ha bisogno di spiritualità, presenta la vita consacrata come una vivente confessio Trinitatis[72]. Unica spiegazione di questa forma di vita è la sua totale dedizione al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo. La castità, povertà ed obbedienza appaiono come frutto di una intensa assimilazione al Signore Gesù, come un desiderio di imitazione fino al riprodurre la forma di vita, che Lui ha scelto quando è venuto nel mondo[73].

I religiosi svolgono, quindi, nella Chiesa una missione kerigmatica: la loro vita deve essere il messaggio di salvezza e d’amore del Padre per tutti gli uomini. La loro testimonianza di fede e di carità può portare
a Dio più efficacemente di qualsiasi parola. Possiamo anche chiamare questo comportamento compito profetico nel mondo. Tale stile di vita delle persone consacrate è anche fonte di energia, che spinge tutti gli
uomini, e specialmente i fedeli, verso la santità che si consuma nell’unione con Dio nel Cristo[74].

Il primo segno forte della testimonianza dell’amore di Dio è la vita dei consacrati, la quale tende in modo speciale alla santità. In un certo modo i religiosi sono il cuore della Chiesa per il loro l’anelito verso la santità e per il compito di portare a tutti la grazia della luce e della forza dello Spirito Santo. Le persone consacrate diventano per questo i vivi testimoni dell’infinita potenza e dell’amore del Padre[75].

Lo scopo di tale testimonianza delle persone consacrate è ricordare alla Chiesa la priorità del Vangelo. Attraverso la consacrazione a Dio, i consacrati si mettono nel centro della Chiesa. Questa affermazione non significa dunque mettersi al di sopra delle altre vocazioni nella Chiesa, ma significa semplicemente di mettere in risalto nella propria esistenza la struttura comune a tutti. Attraverso una più intima consacrazione
a Dio, la vita dei consacrati dimostra e significa chiaramente l’intima
natura della vocazione cristiana in generale[76]. Dobbiamo qui osservare che la vita consacrata non va misurata soltanto a partire dai frutti
della santità personale che essa produce. La vera testimonianza racchiude pure, come frutto di ogni carisma, la santità della Chiesa. L’essere segno della presenza divina nel mondo produce, quindi, la capacità di discernere a servizio del popolo di Dio. A questo proposito osserviamo che la testimonianza in sé stessa non è lo scopo della vita consacrata, ma è un frutto della scelta della decisione di lasciarsi trasformare dalla grazia del Signore. Per questo anche la testimonianza diventa efficace e feconda[77].

Ogni tanto la vita dei consacrati diventa anche una contestazione al mondo, un appello verso i tutti membri della Chiesa a compiere con slancio i doveri della vocazione cristiana. In certi momenti essa può diventare anche una critica silenziosa e costruttiva contro la mancanza di amore, contro l’indifferenza, l’oppressione, l’abuso dei beni. Questi comportamenti li possiamo osservare in modo molto leggibile nella vita di molti fondatori e fondatrici[78].

Indipendente dalle molte funzioni e dalle altre attività che i religiosi svolgono nella Chiesa, essi esprimono in una maniera peculiare l’anelito della Chiesa verso il futuro escatologico, e danno un’espressione concreta di ciò che non si vede ancora. Il Decreto sul rinnovamento della vita religiosa Perfectae caritatis chiama la consacrazione a Dio per la professione di castità, di povertà e di obbedienza „un splendido segno del Regno dei Cieli”[79]. Per la pratica dei consigli evangelici sotto l’impulso dello Spirito Santo, i religiosi e religiose diventano i testimoni dell’amore di Dio nella Trinità e della vita eterna. Il dinamismo escatologico della vita consacrata sta quindi nel suo orientamento al futuro e nell’anticipazione del Regno. Questa realtà futura si mostra già in modo molto concreto nella loro vita vissuta nella quotidiana fedeltà della grazia vocazionale[80].

La presenza delle persone consacrate nel mondo esprime anche l’amore della Chiesa verso gli uomini. Diverse attività dei consacrati in campo sociale, culturale, nell’educazione e in tanti altri livelli della vita, mostrano l’apertura della Chiesa al mondo e la volontà di un aiuto continuo a tutti gli uomini nel pieno sviluppo umano. Anche nel campo della santità di tutti battezzati, le persone consacrate hanno molto da fare. La vecchia convinzione che la santità si può raggiungere soltanto in questo „stato di perfezione” è stata cambiata dal Concilio Vaticano II, che ha affermato la universale e multiforme chiamata alla santità[81]. Per questo, nella loro azione, le persone consacrate devono incoraggiare tutti i cristiani allo sforzo della santità. Anche nell’aspetto missionario la presenza dei religiosi è importante. Con questo sono collegate anche le opere della carità che i consacrati compiono nelle diverse parti del mondo. è qui sul settore caritativo, assistenziale, educativo che possono essere espliciti i segni dell’amore di Dio. La collaborazione con i laici nelle diverse forme dell’apostolato e dell’azione sociale porta sempre ad una maggiore fiducia reciproca ed ad un aiuto nell’apertura mutua di tutti gli cristiani all’azione dello Spirito Santo[82].

La missione delle persone consacrate possiamo interpretare come esigenza di amore. La loro vita deve essere epifania dell’amore di Dio nel mondo attraverso il servizio di Dio e dell’uomo. Parlando sul questo tema, l’Esortazione propone alcune opzioni qualificanti: la nuova evangelizzazione[83], la promozione umana, la predilezione per i poveri, l’educazione[84], l’opzione preferenziale verso gli oppressi[85], gli emarginanti, gli anziani, gli ammalati[86], i piccoli, la promozione della giustizia[87]. è interessante notare che, nel caso delle nuove forme della vita consacrata, si parla molto sulla povertà e sul lavoro, sulla condivisione con i poveri e sulla castità come loro scelta particolare e testimonianza di vita, dedicata in tutto a Dio[88].

I consacrati, come abbiamo visto finora, per la loro vita dedicata a Dio, sono i segni della trascendenza nel mondo odierno. La loro vita ha una doppia dimensione: quella contemplativa e quella attiva. Tutte e due le dimensioni sono unite e orientate a Dio. Nella contemplazione i consacrati trovano la strada verso Dio e verso gli uomini, non soltanto verso coloro credono in Dio. Dalla dimensione contemplativa nasce sempre anche la solidarietà. Mentre il mondo e pieno d’ingiustizia e di odio, le persone consacrate diventano strumenti di pace, di ascolto, di riconciliazione e di gioia. Esse vogliono portare il Signore in ogni luogo per mostrare che tutti siamo figli di un unico Padre[89].

Un altro segno forte della confessione trinitaria della vita consacrata è la vita fraterna, della quale la vita trinitaria è il fondamento e prototipo. Lo sforzo delle persone consacrate di vivere in Cristo con „un cuor solo e un’anima sola” (At 4,32) confessa tutta la Trinità.

Fin dai primi anni del monachesimo la vita comunitaria dei religiosi era un forte segno della presenza di Dio e dell’amore verso gli uomini. Come fratelli riuniti in nome di Gesù, i suoi discepoli vivono riuniti intorno alla sua parola e intorno all’Eucaristia. Vivere la parola di Gesù era la preoccupazione principale. Si definiscono come discepoli, seguono Gesù e gli rendono testimonianza. Questa testimonianza rimane la stessa anche oggi. Divenuti in Cristo una cosa sola, i consacrati mettono tutto in comune per essere più fedeli alla loro vocazione. Tale testimonianza d’un amore solo e un’anima sola è molto forte anche nel mondo odierno. La scelta di vita radicale che le persone consacrate fanno anche oggi è frutto dell’esperienza del risorto. Questo modo di vita può portare grande gioia e simpatia, e per questo può essere una testimonianza molto forte e contagiosa[90]. L’Esortazione Vita Consecrata parla su questo così: „Per le persone consacrate, rese «un cuore solo e un’anima sola» (At 4,32) da questo amore riversato nei cuori dallo Spirito Santo (cf. Rm 5,5), diventa un’esigenza interiore porre tutto in comune: beni materiali ed esperienze spirituali, talenti e ispirazioni, così come ideali apostolici e servizio caritativo. Nella vita comunitaria l’energia dello Spirito che è in uno passa contemporaneamente a tutti. Qui non solo si fruisce del proprio dono, ma lo si moltiplica nel farne parte ad altri e si gode del frutto del dono altrui come del proprio”[91].

Il capitolo II dell’Esortazione è intitolato „Signum fraternitatis. La vita consacrata segno di comunione nella Chiesa”. Il Papa descrive la Chiesa come spazio umano abitato dalla Trinità[92]. La comunità dei Dodici è il modello a cui la Chiesa si è ispirata. La vita fraterna delle persone consacrate intende rispecchiare la profondità e la ricchezza della Chiesa come popolo adunato dall’unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Per questo essa esprime la Trinità e rivela che la partecipazione alla comunione trinitaria può cambiare i rapporti umani, creando un nuovo tipo di solidarietà. Vivere „per” Dio e „di” Dio è segno dell’azione riconciliatrice della grazia, che abbatte i dinamismi disgregatori presenti nel cuore dell’uomo e nei rapporti con gli altri[93].

Ogni comunità è un dono dell’amore del Padre, della benevolenza di Dio che vuole elargire all’uomo la comunione, la filiazione e la fraternità. La comunità non è costruita dallo sforzo delle persone, ma è Dio che permette all’uomo di parteciparvi per pura grazia. Quest’amore assoluto di Dio, che forma la comunità si presenta prima di tutto alla morte di Gesù[94]. La comunità nasce dal costato di Cristo, perché lui sulla croce ha vinto il peccato e ha riconciliato con Dio tutti gli uomini. Là è stata superata la divisione fra Dio e l’uomo, e fra gli uomini stessi. Il principio della comunità è lo Spirito Santo, che unisce tutti con il Padre e crea fra gli uomini legami di vera fraternità. Questo modello di crescita della comunità primitiva è valido anche per la comunità religiosa[95]. Tale modello di vita mostra il Padre, che rende tutti gli uomini una sola famiglia: fratelli e sorelle. La vita comunitaria mostra anche il Figlio, che raccoglie i redenti nell’unità, e indica la via con il suo esempio di vita, con la sua preghiera, il suo insegnamento e soprattutto con la sua morte sulla croce, dove ha dato ai suoi discepoli l’esempio più significativo di riconciliazione per gli uomini divisi e dispersi. I consacrati, praticando la vita fraterna, confessano anche che lo Spirito Santo è principio di unità nella Chiesa, nella quale Egli in ogni secolo non cessa di suscitare nuove famiglie spirituali e comunità fraterne[96].

La base della vita comunitaria è, quindi, l’amore reciproco e senza condizioni: „L’amore ha portato Cristo al dono di sé fino al sacrificio supremo della Croce. Anche tra i suoi discepoli non c’è unità vera senza questo amore reciproco incondizionato, che esige disponibilità al servizio senza risparmio di energie, prontezza ad accogliere l’altro così com’è senza «giudicarlo» (cf. Mt 7,1-2), capacità di perdonare anche settanta volte sette (Mt 18,22)”[97].

La vita fraterna animata dalla carità è un modo concreto e speciale di rendere visibile la vita di comunione fra i fratelli come dimensione interiore e spirituale. La vita fraterna dei consacrati è l’anima degli istituti religiosi e diventa anche un segno forte del mistero di comunione con Dio e con gli uomini[98].

La capacità di comunione nella vita delle persone consacrate è il segno dell’autenticità della vita consacrata. L’individualismo, la separazione e la divisione, non possono trovare posto fra quelli che vogliono servire ed imitare Cristo come Signore della loro vita. Per questo, fin dal suo inizio, la vita consacrata era conosciuta come pratica della vita comune ed immagine della comunità apostolica. L’Esortazione nomina questo come la spiritualità della comunione: „La Chiesa affida alle comunità di vita consacrata il particolare compito di far crescere la spiritualità della comunione prima di tutto al proprio interno e poi nella stessa comunità ecclesiale ed oltre i suoi confini. (...) Collocate nelle diverse società del nostro pianeta, le comunità di vita consacrata, nelle quali si incontrano come fratelli e sorelle persone di differenti età, lingue e culture, si pongono come segno di un dialogo sempre possibile e di una comunione capace di armonizzare le diversità. Le comunità di vita consacrata sono mandate ad annunziare, con la testimonianza della loro vita, il valore della fraternità cristiana e la forza trasformante della Buona Novella, che fa riconoscere tutti come figli di Dio e spinge all’amore oblativo verso tutti, specialmente verso gli ultimi”[99].

Tutte le persone consacrate devono con il loro comportamento risvegliare la speranza e l’amore. Attraverso la preghiera, sorgente della comunione, e attraverso la carità fraterna, esse possono fare la vita più gioiosa e testimoniare che Dio è l’Amore. Con la loro vita fraterna in un clima di amore e di apertura ai tutti, possono testimoniare che anche nel mondo d’oggi è possibile vivere nel vero amore e nella comunità. Il primo apostolato delle persone consacrate è quindi fare fraternità, poiché chi non sa essere fratello dei fratelli che il Signore gli ha posto vicino, non può essere un vero testimone dell’amore di Dio e della fraternità[100].

Bruno Secondin sottolinea il cambiamento di linguaggio che usa l’Esortazione. Essa passa dalla espressione vita in comunità, che era nata nell’insegnamento precedente, all’espressione vita fraterna in comunità. Anche questo cambiamento pone l’accento sulla reciproca corresponsabilità dei fratelli e sorelle, che nella vita consacrata vogliono vivere insieme nell’unione che viene dalla Trinità[101].

La testimonianza della vita comunitaria si esprime anche a livello della comunità della Chiesa universale e all’interno delle Chiese particolari. L’obbedienza al Papa e al magistero universale della Chiesa, il sentire cum ecclesia[102] e vivere del carisma del fondatore nella concreta situazione ecclesiale e sociale si mostrano come segni dell’unità con tutto il Corpo di Cristo nella storia. Essi diventano una testimonianza veramente forte dell’amore di Dio che mostra la sua bontà e la sua benevolenza per mezzo delle persone consacrate[103].

Già i primi cristiani osservano che la vita fraterna ha una sua forza evangelizzatrice (cf. At 4,32). Essa è connessa con una speciale benedizione di efficacia apostolica e diventa un mistero di amore. Questo amore reciproco è un segno del „venire da Dio” e della speciale missione che viene da Dio: „Da questo riconosceranno che il Padre mi ha mandato, se vi amerete gli uni gli altri” (Gv 19,23)[104].

Con il tema della testimonianza dell’amore del Padre si lega anche il tema del profetismo nella vita consacrata. Il tema del profetismo è stato proposto durante il Sinodo sulla vita consacrata. Alcuni padri autorevoli avevano espresso critiche alla descrizione di vita dei consacrati come testimonianza profetica. Finalmente però nel Messaggio finale[105] e nelle Propositiones[106] si parla della dimensione profetica. Il Papa sottolinea forte questo tema dedicando gli i numeri 84 e 85 dell’Esortazione, in cui parla della sua rilevanza per il modo contemporaneo[107]. Sebbene nell’Esortazione possiamo trovare numerose presenze lessicali del tema della profezia (circa 28), questi due paragrafi esprimono in forma sintetica e chiara i concetti principali del profetismo della vita consacrata e del suo compito. Il fondamento teologico dell’indole profetica della vita consacrata consiste in questo che essa „si configura come una speciale forma di partecipazione alla funzione profetica di Cristo, comunicata dallo Spirito a tutto il Popolo di Dio”[108].

Il fondamento teologico del profetismo della vita consacrata sta perciò nella stessa identità di Cristo, profeta messianico pieno di Spirito Santo che fa partecipare a questa funzione profetica tutti i cristiani nel modo specifico della loro vocazione. Così anche il profetismo della vita consacrata è radicato al profetismo di Gesù. Il documento ricorda due aspetti della vita consacrata, che in modo specifico fanno parte di questa funzione profetica: il radicalismo della sequela di Gesù e la dedizione alla missione[109].

Sperimentando nella vita un’esperienza singolare della luce che promana dal Verbo incarnato, i consacrati diventano attraverso i consigli evangelici segno e profezia per la comunità dei cristiani e per tutti gli uomini[110]. Attraverso il radicalismo della sequela e attraverso la sua missione, i consacrati in modo speciale partecipano alla funzione profetica di Gesù. Questo si esprime innanzitutto „nella testimonianza profetica del primato che Dio e i valori del Vangelo hanno nella vita cristiana. In forza di tale primato nulla può essere anteposto all’amore personale per Cristo e per i poveri in cui Egli vive”[111].

La seconda parte del numero 84 del documento si sofferma a puntualizzare le condizioni per la vera profezia. La vera profezia nasce da Dio, dall’amicizia e dall’intimità con Lui, e dall’ascolto della Parola nelle diverse circostanze della vicenda umana. Il vero profeta sente una grande passione per la santità di Dio e per la sua preghiera, le parole e i gesti, la proclama con tutta la vita. Se le persone consacrate vogliono essere veri profeti, devono ogni giorno ricercare la volontà di Dio per l’esercizio del discernimento spirituale. In questo modo essi possono arrivare alla verità e attuare il Vangelo nella storia secondo la volontà di Dio. Così i consacrati diventano autentici portatori di Dio contro il male ed il peccato[112].

La testimonianza profetica delle persone consacrate si rivela prima di tutto nell’affermazione del primato di Dio e dei beni futuri e nella stessa vita fraterna che diventa una profezia in atto. La fedeltà alla missione nella Chiesa e nel mondo e la coerenza fra l’annunzio e la vita quotidiana, sono pure un segno forte della vera profezia, che si rivede continuamente alla luce della parola di Dio[113].

Possiamo dire che le persone consacrate sono ufficialmente incaricati di stimolare e spingere con la loro vita tutti i cristiani a rispondere con gioiosa fedeltà ai doni salvifici ricevuti da Dio per mezzo di Cristo. è interessante anche che il Papa pone uno stretto legame tra funzione profetica e presenza della vita consacrata nella storia. I consacrati, come i profeti, hanno un ruolo di discernimento dei segnali di Dio che si mostrano nella storia, per indicare le nuove vie della speranza, che portano alla comunione con Dio[114].

La vita delle persone consacrate, come abbiamo detto, svolge nella Chiesa il ruolo della testimonianza del Padre. Questa testimonianza appare innanzitutto nei tre aspetti: nella testimonianza della vita totalmente radicata in Dio ed a lui orientata cioè nella testimonianza della santità; nella attività apostolica, che i consacrati svolgono nella Chiesa;
e nella vita comunitaria. Tutto questo fa che le persone consacrate diventano nel mondo i veri profeti dell’amore del Padre, che vuole attirare a sé tutti gli uomini.

 

Conclusione

L’Esortazione apostolica Vita Consecrata pone l’accento sulle sorgenti trinitario-cristologice della vita consacrata. Nel questo articolo ci siamo concentrati sugli aspetti trinitari della vita delle persone consacrate in generale e abbiamo mostrato l’iniziativa del Padre in ogni singola vocazione alla consacrazione speciale a Dio. Questa consacrazione è fondata e collegata con la consacrazione battesimale, ma grazie della speciale vocazione divina, diventa un nuovo modo di offerta a Dio attraverso i consigli evangelici.

I consigli evangelici, benché non siano indirizzati soltanto alle persone consacrate, per mezzo della speciale scelta di vita confermata con i voti religiosi, diventano un mezzo forte ed efficace per raggiungere lo scopo della vita di tutti i cristiani, cioè la santità e l’unità con Dio. Essendo dono della Trinità, i consigli evangelici nella vita delle persone dedicate a Dio in modo totale e senza limiti, appaiono nella Chiesa e nel mondo come tratti caratteristici di Gesù. L’uomo, imitando Gesù in modo così stretto, entra nella sfera del mistero e della vita stessa della Trinità.

Quando la persona consacrata si apre alla vocazione e all’ispirazione dello Spirito Santo, diventa lentamente il testimone della Trinità nel mondo. Anche la vita fraterna dei consacrati unita con l’azione apostolica è segno forte della presenza dell’amore del Padre fra gli uomini. Vivendo giorno dopo giorno nella fedeltà alla vocazione, le persone consacrate svolgono nella Chiesa una missione profetica.

 

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Tedeschi A., Per una rilettura di Vita Consecrata, „Informationes SCRIS” 2(24) (1998), 92-108.

 


[1] Cf. Concilio Vaticano II, Costituzione dogmatica sulla Chiesa Lumen Gentium, Roma 1964 (=LG), 43,1; 44,1; 46,2; Idem, Decreto sul rinnovamento della vita religiosa Perfectae caritatis, Roma 1965 (=PC) 1, 2, 12-14.

[2] Cf. E. GAMBARI, Consacrati e invitati, Milano 1979, 37-63.

[3] Cf. LG 42.

[4]  Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, La vita fraterna in comunità, Roma 1994 (=VFC).

[5]  Cf. VFC 2.

[6]  Cf. VFC 8, 9, 10, 60, 71; A. Resta, Fondamento trinitario della vita consacrata, „Vita Consacrata” 3(33) (1997), 322-323.

[7]  Cf. Giovanni Paolo II, Esortazione apostolica Vita consecrata. Roma 1996 (=VC), 17-22.

[8]  Cf. VC 17; A. Pigna, A lode della Trinità, „Informationes SCRIS”  1(22) (1996), 14-16.

[9]  Cf. VC 18.

[10] Cf. VC 19.

[11] Cf. VC 18a.

[12] Cf. A. Pigna, A lode della Trinità, op. cit., 16-21.

[13] Idem, Fondamenti teologici della vita consacrata, „Rivista di Vita Spirituale” 51 (1997), 82.

[14] Ibid, 82.

[15] Cf. VC 14.  

[16] Cf. P. De Paolis, L’identità della vita consacrata. Dal Vaticano II all’esortazione apostolica postsinodale „Vita Consacrata”, „Informationes SCRIS” 2(22) (1996), 107-108; A. Resta, Fondamento trinitario della vita consacrata, op. cit., 325-333.

[17] VC 1.

[18] VC 22. Cf. Beyer J., Vita consacrata: dottrina conciliare e sviluppi ulteriori, in: Vaticano II: Bilancio e prospettive venticinque anni dopo (1962-1987), Cittadella Editrice, Assisi 1988­, 1122-1123. Un ampio studio della vocazione nell’aspetto biblico ci offre L. González-Queredo Campo, Vocazione nella Bibbia, in: Dizionario Teologico della Vita Consacrata, Milano 1994 (=DTVC), 1862-1886.

[19] Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, Istruzione Essential elements in the Church’s teaching on Religious Life as applied to Institutes dedicated to works of the apostolate (Gli elementi essenziali dell’insegnamento della Chiesa sugli Istituti dediti all’apostolato), Roma 1983, in: EV 9, 193-296, 5.

[20] Cf. B. Goya, Formazione integrale alla vita consacrata alla luce della esortazione post-sinodale, Bologna 1997, 16-18.

[21] Cf. VC 1; Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, Direttive Potissimum institutioni sulla formazione negli istituti religiosi, Roma 1990, 19; A. Amato, Spunti di lettura cristologico-trinitaria della Vita Consecrata, in: Vita Consecrata. Una prima lettura teologica, Milano 1996, 35-36. Per la dimensione biblica della consacrazione cf. F. Contreras Molina, Consacrazione. Fondamento biblico, in: DTVC, 436-449.

[22] Cf. E. Martinez Somalo, Presentazione dell’Esortazione apostolica Vita Consecrata, „Informationes SCRIS” 1(22) (1996), 8-9.

[23] VC 14. Cf. VC 17.  

[24] S. M. Alonso Rodrígez, Consacrazione. Riflessione teologica, in: DTVC, 450. Il Papa insegna: „Nella vita consacrata, dunque, non si tratta solo di seguire Cristo con tutto il cuore, amandolo «più del padre e della madre, più del figlio o della figlia» (cf. Mt 10, 27), come è chiesto ad ogni discepolo, ma di vivere ed esprimere ciò con l’adesione «conformativa» a Cristo dell’intera esistenza, in una tensione totalizzante che anticipa, nella misura possibile nel tempo e secondo i vari carismi, la perfezione escatologica. (...) Con tale immedesimazione «conformativa» al mistero di Cristo, la vita consacrata realizza a titolo speciale quella confessio Trinitatis che caratterizza l’intera vita cristiana, riconoscendo con ammirazione la sublime bellezza di Dio Padre, Figlio e Spirito Santo e, testimoniandone con gioia l’amorevole condiscendenza verso ogni essere umano”. VC 16. Cf. S. M. Alonso Rodrígez, Voti religiosi. Riflessione teologica, in: DTVC, 1940.

[25] Cf. S. M. Alonso Rodrígez, Consacrazione. Riflessione teologica, 460-467; Idem, Consigli evangelici. Riflessione teologica, in: DTVC, 498-521; Idem, Voti religiosi. Riflessione teologica, op. cit., 1942-1944; S. M. González Silva, Nella Chiesa e per la Chiesa, „Informationes SCRIS” 1(22) (1996), 51-52.  

[26] Cf. D. Nothomb, Voti: la libertà di amare, „Vita Consacrata” 5(43) (2007), 503-509.

[27] Giovanni Paolo II, Esortazione apostolica Redemptionis donum, Roma 1984 (=RD), 8c. Cf. M. Conti, Il profetismo della vita consacrata, „Informationes SCRIS” 1(22) (1996), 78‑88.

[28] Cf. S. M. Alonso Rodrígez, Voti religiosi. Riflessione teologica, op. cit., 1945-1949; P. De Paolis, L’identità della vita consacrata..., op. cit., 116-117.

[29] Cf. LG 44; L. De Candido, Vita consacrata, in: S. De Fiores, T. Goffi (red.), Nuovo dizionario di spiritualità, Cinisello Balsamo (MI) 1999 (=NDS), 1677-1678; B. Secondin, Il profumo di Betania. La vita consacrata come mistica, profezia, terapia, Bologna 1997, 48-49.

[30] Cf. J. Aubry, Le tre dimensioni „relazionali” della vita consacrata: teologale, fraterna, apostolica, in: Vita consacrata un dono del Signore alla sua Chiesa, Leumann (Torino) 1994, 180.

[31] VC 17. Cf. P. De Paolis, L’identità della vita consacrata..., op. cit., 104-105.

[32] Cf. LG 48.

[33] Cf. C. Castagnetti, Vocazione, in: NDS, 1694-1695.

[34] Cf. Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, Istruzione Essential elements..., 5: „La consacrazione è un’azione di Dio. Dio chiama una persona che mette da parte per una specifica dedizione a sé. Al tempo stesso egli concede la grazia di corrispondere, così che da parte dell’uomo la consacrazione si esprime in un profondo e libero abbandono di sé. Il rapporto che ne risulta è di pura donazione. è un patto di fedeltà e amore reciproci, di comunione e missione, stabilito per la gloria di Dio, la gioia di chi si consacra e la salvezza del mondo”. Cf. J. Galot, La Trasfigurazione, „Vita Consacrata” 3-4(32) (1996), 354; T. Špidlik, L’icona di Cristo trasfigurato, „Informationes SCRIS” 1(22) (1996), 31-42.

[35] Cf. VC 16; M. Badalamenti, L’incarnazione del Figlio di Dio e la professione dei consigli evangelici, „Vita Consacrata” 6(33) (1997), 581.

[36] VC 17b. Cf. RD 8c; J. Beyer, Vita consacrata: dottrina conciliare e sviluppi ulteriori, op. cit., 1122-1123.

[37] „Proprio per questo, seguendo san Tommaso, si può comprendere l’identità della persona consacrata a partire dalla totalità della sua offerta, paragonabile ad un autentico olocausto”. VC 17b. Cf. L. De Candido, Vita consacrata, op. cit., 1678.

[38] Cf. LG 44; PC 2e.

[39] Cf. PC 12; LG 43.

[40] Cf. PC 13; LG 43.

[41] Cf. PC 14; LG 43.

[42] Cf. B. Maggioni, Il fondamento evangelico della vita consacrata, in: Vita consacrata un dono del Signore alla sua Chiesa, Leumann (Torino) 1994, 102-104; P. De Paolis, L’identità della vita consacrata…, op. cit., 115-116.

[43] „La vita consacrata porta in se stessa il segno trinitario della vocazione divina. è la forma più insigne di sequela radicale, che uomini e donne chiamati da Cristo, lasciato tutto, abbracciano, per aderire a lui e seguirlo dovunque vada, occupandosi solo delle cose di Dio”. IX Sinodo dei Vescovi, La vita consacrata. Proposte, Roma 1994, in: Enchiridion Vaticanum T. 14, Bologna 1997, 1565-1680, 3.

[44] Cf. S. M. Alonso Rodrígez, Voti religiosi. Riflessione teologica, op. cit., 1940; A. Pigna, A lode della Trinità, op. cit., 21-23; A. Mistrorigo, Consigli evangelici, in: A. Mistrorigo, Guida alfabetica alla vita spirituale, Casale Monferrato 1998, 82-84.

[45] VC 20.

[46] Cf. P. G. Cabra, L’Esortazione apostolica „Vita Consecrata”. Una prima presentazione, „Rivista di Vita Spirituale” 50 (1996), 286-287; A. Pigna, Il dono dei consigli evangelici, „Rivista di Vita Spirituale” 54 (2000), 178-182.

[47] VC 1.

[48] Cf. LG 44; PC 1. 5; A. Bandera, Vita Consecrata: Il numero iniziale, „Vita Consacrata” 3(33) (1997), 258-259.

[49] Cf. A. Pigna, Il dono dei consigli evangelici, op. cit., 175.

[50] Cf. VC 1. 2.; A. Bandera, Vita Consecrata: Il numero iniziale, op. cit., 262-264. A. Bandera concludendo sue considerazioni sul tema di primo numero dell’Esortazione propone una definizione della vita consacrata: „La vita consacrata è un dono che il Padre fa, per mezzo del Figlio suo incarnato, nello Spirito Santo, alla Chiesa, perché questa Chiesa perpetui i tratti caratteristici di Gesù vergine, povero e obbediente, assumendoli per il motivo e con la finalità con cui li ha assunti Gesù”.  

[51] Cf. VC 16.

[52] Cf. P. G. Cabra, I consigli evangelici un dono per la missione, „Vita Consacrata” 6(32) (1996), 595-596.

[53] VC 21.

[54] Cf. A. Amato, Spunti di lettura cristologico-trinitaria della Vita Consecrata, op. cit., 47-48.

[55] VC 21.

[56] Cf. E. Bianchi, Celibato e verginità, in: NDS, 191-192.

[57] Cf. C. Militello, Spunti di lettura antropologica della Vita Consecrata, in: Vita Consecrata. Una prima lettura teologica, Milano 1996, 146.

[58] „Nessuno, tra i chiamati, può presumere di vivere tale dono con le sole sue forze, poiché il celibato per il Regno, rigorosamente parlando, non solo è difficile, ma impossibile all’uomo, e per nulla attraente per la natura umana. La verginità scelta e amata è di per sé dono e miracolo dello Spirito, è a tutti gli effetti «carisma»”. A. Cencini, Per amore. La libertà e maturità affettiva nel celibato consacrato, Bologna 1995, 235. Cf. M. Badalamenti, L’incarnazione del Figlio di Dio e la professione dei consigli evangelici, op. cit., 593-600.

[59] VC 21.

[60] Cf. M. Badalamenti, L’incarnazione del Figlio di Dio e la professione dei consigli evangelici, op. cit., 583-587.

[61] Cf. A. Pigna, Il dono dei consigli evangelici, op. cit., 183.

[62] Cf. M. Badalamenti, L’incarnazione del Figlio di Dio e la professione dei consigli evangelici, op. cit., 587-590.

[63] VC 21. Il Papa pone l’accento che tra obbedienza e libertà non c’è contrapposizione ma vera comunione: „L’atteggiamento del Figlio svela il mistero della libertà umana come cammino d’obbedienza alla volontà del Padre e il mistero dell’obbedienza come cammino di progressiva conquista della vera libertà” (VC 91). Così l’obbedienza diventa un grande aiuto nella crescita della persona e nella sua piena realizzazione: „Dio, che solo è buono, conosce perfettamente ciò che è buono per l’uomo, e in forza del suo stesso amore glielo propone nei comandamenti. La legge di Dio, dunque, non attenua né tanto meno elimina la libertà dell’uomo, al contrario, la garantisce e la promuove”. VS 35.

[64] Cf. VC 16; M. Badalamenti, L’incarnazione del Figlio di Dio e la professione dei consigli evangelici, op. cit., 590-593.

[65] Cf. VC 20.

[66] VC 21.

[67] Cf. A. Pigna, Il dono dei consigli evangelici, op. cit., 184-185.

[68] „Chiunque segue Cristo, l’uomo perfetto, si fa lui pure più uomo”. Concilio Vaticano II, Costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo Gaudium et spes, Roma 1965, 41a.

[69] Cf. J. Aubry, Le tre dimensioni „relazionali” della vita consacrata: teologale, fraterna, apostolica, op. cit., 207-217.

[70] Cf. LG 44; I. Murillo, Assoluto, in: DTVC, 106-107.

[71] Cf. VC 26-27; B. Maggioni, Il fondamento evangelico della vita consacrata, op. cit., 125-128.  

[72] Cf. VC 16.  

[73] Cf. E. Martinez Somalo, Presentazione dell’Esortazione apostolica Vita Consecrata, op. cit., 4-5.

[74] „L’apostolato di tutti religiosi consiste in primo luogo nella testimonianza della loro vita consacrata”. Codice di diritto canonico, Roma 1983, can. 673.

[75] Cf. LG 39. 40; U. Sartorio, La testimonianza carismatica dei consacrati nella Chiesa e di fronte al mondo, in: La vita consacrata. Un carisma da riscoprire nella Chiesa comunione-missione, Padova 1994, 214-215.

[76] Cf. Concilio Vaticano II, Decreto Ad gentes, Roma 1965, 18; J. Aubry, Significato e missione globale della vita consacrata nella Chiesa, in: Vita consacrata un dono del Signore alla sua Chiesa, Leumann (Torino) 1994, 274-275.

[77] Cf. U. Sartorio, La testimonianza carismatica dei consacrati nella Chiesa e di fronte al mondo, op. cit., 219-220.

[78] Cf. LG 44.

[79] PC 1.

[80] Cf. P. De Paolis, L’identità della vita consacrata..., op. cit., 115; A. Pigna, Fondamenti teologici della vita consacrata, op. cit., 78.

[81] Cf. LG 40, 41. Martinez Somalo E., Presentazione dell’Esortazione apostolica Vita Consecrata, op. cit., 6-7.

[82] Cf. G. Pegoraro, Dove va l’apostolato dei religiosi? Un processo da interpretare, in: Dove va la vita consacrata. La prospettiva della comunità religiosa apostolica, Bologna 1996, 22-24; M. Midali, Verso una comprensione teologica corale delle varie forme di vita consacrata, „Vita Consacrata” 3-4(32) (1996), 368-369.

[83] Cf. VC 81.

[84] Cf. A. Bocos Merinos, Ministero. Ministero dell’insegnamento, in: DTVC, 995-1013; G. Arioli, L’impegno educativo dei monasteri, Intuizioni pedagogiche della Regola di san Benedetto, „Vita Consacrata” 1(46) (2010), 63-75.

[85] Cf. A. Louf, La vita consacrata oggi e domani. I fondamenti spirituali, in: Dove va la vita consacrata..., op. cit., 116-119.  

[86] Cf. VC 83; A. Brusco, Vita consacrata e servizio agli infermi nella prospettiva del Sinodo e dell’Esortazione apostolica, „Vita Consacrata” 1(34) (1998), 55-86; E. Orden Mascunan, Ministero. Ministero della salute, in: DTVC, 1013-1022.

[87] Cf. VC 82-82; L. Giovannini, L’iter e le prime reazioni, „Vita Consacrata” 3-4(32) (1996), 265-266.

[88] Cf. A. Cencini, Alcuni areopaghi della missione, „Informationes SCRIS” 1(22) (1996), 120-146; L. Guccini, La risposta delle nuove forme di vita evangelica. Una lettura di sintesi, in: Dove va la vita consacrata..., op. cit., 166-175; S. M. González Silva, Consacrati per la missione, „Informationes SCRIS” 1(22) (1996), 55-69; Idem, Nella Chiesa e per la Chiesa, op. cit., 49-51.

[89] Cf. H. Schauck, Identità della vita consacrata in Europa tra eredità e sfide, „Vita Consacrata” 3-4(32) (1996), 392-393.

[90] Cf. L. Guccini, Alla ricerca di una sintesi. La comunità religiosa apostolica, in: Dove va la vita consacrata..., op. cit., 125-127.

[91] VC 42.

[92] VC 41.

[93] Cf. VC 41.  

[94] „Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui” (Gv 3,16-17).

[95] Cf. M. A. Asiain García, Comunità. Riflessione teologica, in: DTVC, 346-349; A. Mercatali , Comunità di vita, in: NDS, 225-226.

[96] Cf. VC 21; A. Pigna, A lode della Trinità, op. cit., 27-28; A. Tedeschi, Per una rilettura di Vita Consecrata, „Informationes SCRIS” 2(24) (1998), 100-104.

[97] VC 42.

[98] Cf. VFC 2: „La comunità religiosa non è un semplice agglomerato di cristiani in cerca della perfezione personale. Molto più profondamente è partecipazione e testimonianza qualificata della Chiesa-mistero, in quanto espressione viva e realizzazione privilegiata della sua peculiare «comunione», della grande koinónia trinitaria cui il Padre ha voluto far partecipare gli uomini nel Figlio e nello Spirito Santo”. Cf. G. F. Ghirlanda, L’esortazione apostolica Vita Consecrata continua a provocare i consacrati, „Vita Consacrata” 2(34) (1998), 147-149.

[99]  VC 51. Cf. L. Giovannini, L’iter e le prime reazioni, op. cit., 264-265.

[100] Cf. VC 51; P. G. Cabra, Vita religiosa in missione, Brescia 1989, 166.

[101] Cf. B. Secondin, Il profumo di Betania..., op. cit., 69.

[102] VC 46. Cf. P. Etzi, La vita consacrata nella chiesa particolare, „Vita Consacrata” 3(43) (2007), 290-306.

[103] Cf. B. Secondin, Il profumo di Betania..., op. cit., 71‑73.

[104] Cf. P. G. Cabra, La vita fraterna, La vita fraterna, „Rivista di Vita Spirituale” 50 (1996), 192.

[105] Cf. IX Sinodo dei Vescovi, La vita consacrata. Messaggio, Roma 1994, in: Enchiridion Vaticanum T. 14, op. cit., 1515-1564, VI.

[106] Cf. IX Sinodo dei Vescovi, La vita consacrata. Proposte, op. cit., 39.

[107] Cf. B. Secondin, Il profumo di Betania..., op. cit., 94-95.

[108] VC 84a.

[109] Cf. VC 84; E. Bianchi, Quale profezia la vita religiosa offre al nostro tempo?, „Vita Consacrata” 2(44) (2008), 134-141; B. Secondin, L’indole profetica per la vita consacrata, „Vita Consacrata” 6(32) (1996), 677.

[110] Cf. VC 15.

[111] VC 84. Cf. M. Conti, Il profetismo della vita consacrata, op. cit., 71‑77; B. Secondin, Il profumo di Betania..., op. cit., 97.

[112] Cf. VC 84; G. F. Ghirlanda, L’esortazione apostolica Vita Consecrata continua a provocare i consacrati, op. cit., 150-151; A. Pigna, i contenuti, op. cit., 306.

[113] Cf. VC 85; J. Aubry, Significato e missione globale della vita consacrata nella Chiesa, op. cit., 275; M. Conti, Il profetismo della vita consacrata, op. cit., 95-102.

[114] Cf. B. Secondin, L’indole profetica per la vita consacrata, op. cit., 679-681; R. E. Lamoureux, Una forza profetica. Vocazione religiosa apostolica e ministero sacerdotale, „Vita Consacrata” 1(46) (2010), 21-31.