Introduzione

Decidere di affrontare un argomento come quello de «La nuova evangelizzazione per la trasmissione della Fede», tema di discussione del XIII Sinodo dei Vescovi che si è appena concluso, e in attesa dell’esortazione apostolica post-sinodale che ne seguirà, è un compito sicuramente non semplice e che comporta dei rischi, ma la cui importanza ci sembra che sia tale da farci decidere di affrontare tali rischi.

L’Assemblea Generale del Sinodo dei Vescovi è stata convocata dal Santo Padre Benedetto XVI per il mese di ottobre del 2012 come un tempo di riflessione profonda e di riscoperta della fede[1]. Il Sinodo ha terminato i suoi lavori il 28 ottobre 2012.

Nonostante manchi ancora l’esortazione post-sinodale, il materiale a disposizione per poter affrontare l’argomento è abbondante e oltre agli interventi dei vescovi, ai pensieri e suggerimenti che sono emersi durante il Sinodo, abbiamo a nostra disposizione anche le «Propositiones” che il XIII Sinodo dei Vescovi ha consegnato a Papa Benedetto XVI a conclusione dei lavori sinodali. Si tratta di 58 «propositiones» votate dai vescovi e redatte in lingua latina, consegnate direttamente al Santo Padre e di cui non si è a conoscenza del testo originale, ma solo di una versione «ufficiosa» in lingua inglese, e dalla quale poi sono state fatte traduzioni, altrettanto ufficiose, in altre lingue.

È doveroso sottolineare che le «Propositiones» hanno un ruolo esclusivamente ausiliare e non vincolante nella redazione della futura esortazione post-sinodale di Papa Benedetto XVI, ma in questo nostro approccio al tema della nuova evangelizzazione, le abbiamo volutamente prese molto in considerazione, vista anche l’importanza che i vescovi stessi hanno dato a tale documento.

 

Cos’è la nuova evangelizzazione nel pensiero Giovanni Paolo II?

Per meglio capire il tema trattato in questo articolo, ci sembra doveroso conoscere la storia del termine «nuova evangelizzazione». La prima volta questa espressione fu usata dal Beato Giovanni Paolo II in occasione del suo viaggio apostolico in Polonia, a Nowa Huta, quando, durante il suo discorso in quella città, disse: «abbiamo ricevuto un segno, che cioè alla soglia del nuovo millennio – in questi nuovi tempi, in queste nuove condizioni di vita – torna ad essere annunziato il Vangelo. È iniziata una nuova evangelizzazione, quasi si trattasse di un secondo annuncio, anche se in realtà è sempre lo stesso»[2].

Non è un caso che questa espressione sia stata usata per la prima volta a Nowa Huta, città costruita dai comunisti come simbolo di una società dove non è necessaria la presenza di Dio; Nowa Huta, infatti, è stata la prima città senza Dio in Polonia, senza chiesa e senza simboli religiosi, che, secondo i progetti comunisti dell’epoca, doveva essere la culla dove crescere e sviluppare la nuova generazione del popolo Polacco senza fede.

Grazie a questa premessa possiamo, ora, capire meglio il senso della frase pronunciata da Papa Giovanni Paolo II: «È iniziata una nuova evangelizzazione, quasi si trattasse di un secondo annuncio», e come essa risuonasse in quell’ambiente, che era previsto essere un luogo senza Dio.

È durante la sua predica in questo luogo che Giovanni Paolo II, in maniera davvero profetica, ha acceso lo stimolo per l’inizio di una nuova azione evangelizzatrice nella Chiesa Cattolica; stimolo a cui il suo successore, Papa Benedetto XVI, ha dato forma attraverso strutture formali, istituendo con la Lettera Apostolica Motu Proprio Ubicumque et Semper, il nuovo Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione.

Negli anni successivi, nel corso dei suoi vari insegnamenti, Papa Giovanni Paolo II avrà modo di approfondire e chiarire meglio in cosa consiste la nuova evangelizzazione, e ciò farà sì che questa espressione sia maggiormente compresa.

Durante l’incontro che Papa Giovanni Paolo II ebbe con i membri della Conferenza Episcopale Latino-Americana, egli spiega in poche parole quali, secondo lui, fossero gli aspetti fondamentali di una nuova evangelizzazione.

Uno di questi era l’importanza che i ministri, soprattutto alle soglie del terzo millennio, avranno nello svolgimento del proprio ruolo, ponendo l’accento alla necessità di una loro buona preparazione, oltre che di un buon numero. I vescovi dovranno avere un occhio di attenzione verso le nuove vocazioni; gesto che il Pontefice vede come un atto profetico che porta gioia e speranza alla Chiesa[3]. Questo stesso insegnamento sarà riaffermato da Giovanni Paolo II nella sua esortazione sulla formazione dei sacerdoti nelle circostanze attuali, sottolineando la necessità che la «nuova evangelizzazione abbia nei sacerdoti i suoi primi nuovi evangelizzatori»[4]. Tale concetto è stato ribadito dai padri sinodali lo scorso mese di ottobre 2012, i quali hanno scritto che: «i sacerdoti sono i primi agenti della nuova evangelizzazione», aggiungendo anche che «i seminari devono avere la nuova evangelizzazione come obiettivo, in modo che diventi il filo conduttore e unificante nei programmi di formazione umana, spirituale, intellettuale e pastorale»[5].

Tornando a quanto Giovanni Paolo II spiega ai membri della Conferenza Episcopale Latino-Americana, egli non dimentica l’importanza del ruolo che anche i laici hanno in ambito di nuova evangelizzazione, ponendo l’accento sul loro ruolo insostituibile all’interno della Chiesa e della società, ed è necessario che ci sia piena collaborazione affinché l’opera di evangelizzazione sia efficace[6].

Questi due aspetti presi in considerazione dell’insegnamento di Giovanni Paolo II ai membri della Conferenza Episcopale Latino-Americana, possono essere facilmente inseriti in un aspetto più generale dell’insegnamento della nuova evangelizzazione, trattandosi di aspetti che riguardano la Chiesa nella sua interezza.

Nell’insegnamento di Papa Giovanni Paolo II possiamo trovare anche indicazioni su quale sia il punto di partenza dal quale la nuova evangelizzazione deve ripartire, Il Pontefice lo specifica: «Il punto di partenza della nuova evangelizzazione, è sempre Cristo, il salvatore dell’uomo»[7].

Condizione essenziale per una nuova evangelizzazione è l’incontro personale con Gesù Cristo che deve indurre, innanzitutto, verso un rinnovamento profondo di tutti coloro che evangelizzano: «In realtà, il richiamo alla nuova evangelizzazione è prima di tutto un richiamo alla conversione. Infatti, attraverso la testimonianza di una Chiesa sempre più fedele alla sua identità e più viva in tutte le sue manifestazioni, gli uomini e i popoli di tutto il mondo, potranno continuare a incontrare Gesù Cristo»[8]. Senza dubbio, dunque, la nuova evangelizzazione non può prescindere da una profonda conversione. Conversione che riguarda due dimensioni: personale e comunitaria[9].

Alla luce di quanto finora detto, possiamo, dunque, confermare che il punto di partenza della nuova evangelizzazione deve essere sempre Gesù Cristo, nostro salvatore, e dal quale tutti gli uomini aspettano la buona novella[10]. L’incontro personale e il dialogo con Lui è un elemento importante nella nuova evangelizzazione, perché solo mettendo Cristo al centro che la nuova evangelizzazione potrà dare l’attenzione dovuta alla persona umana, per offrirle una vita nuova attraverso un reale incontro con Gesù Cristo[11]. Tuttavia il dialogo con Cristo deve offrire come frutto la conversione personale dell’evangelizzatore, che solo dopo la propria conversione, potrà iniziare il dialogo con gli altri per portare anche a loro la buona novella.

A questo punto vogliamo solo aggiungere che la nuova evangelizzazione si situa nella sempiterna missione della Chiesa, che è per sua natura missionaria. Questi compiti della Chiesa implica una conversione continua, spirituale, teologica e intellettuale[12].

 

Quale è la novità della nuova evangelizzazione?

Nel già menzionato viaggio apostolico ad Haiti nel 1983, Giovanni Paolo II ci spiega che cosa intende parlando di nuova evangelizzazione. Egli si rivolgeva ai vescovi e ai presbiteri incoraggiandoli a impegnarsi per: «Una nuova evangelizzazione. Nuova nel suo ardore, nei suoi metodi e nelle sue espressioni»[13]. Questo suo insegnamento il Papa l’ha ripetuto nell’esortazione apostolica del 1992, dicendo: «Oggi, in particolare, il prioritario compito pastorale della nuova evangelizzazione, che investe tutto il Popolo di Dio e postula un nuovo ardore, nuovi metodi e una nuova espressione per l’annuncio e la testimonianza del Vangelo»[14]. In queste parole, che riteniamo di estrema importanza nella comprensione di cosa intendeva il Pontefice con il termine nuova evangelizzazione, troviamo la descrizione della novità dell’evangelizzazione, che è nuova nel suo ardore, nei metodi e nelle sue espressioni.

Il Pontefice usando questa «triade: ardore – metodi – aspersioni, conferma l’interpretazione di un rinnovato modo di porsi nei confronti dell’unica evangelizzazione da parte dei credenti»[15].

Giovanni Paolo II ci insegna che la nuova evangelizzazione non può essere soltanto la semplice ripetizione di ciò che voleva dire vivere la vita cristiana: non basta fare tutto quanto si era fatto fino a quel momento mettendoci semplicemente un nuovo ardore, seppure quest’ultimo abbia una grande importanza nella nuova evangelizzazione, ma è necessario affiancare ad esso dei nuovi metodi e un nuovo modo di esprimere la fede[16]. Ovviamente questo non deve indurre a pensare che i metodi pastorali tradizionali siano diventante inadeguati, ma solo che oltre ad essi - sempre validi - la Chiesa deve cercare nuovi metodi, usando anche un nuovo linguaggio che sia più appropriato alle varie culture del mondo odierno, ma che proponga sempre la verità di Gesù Cristo. Importante è però un atteggiamento di dialogo[17].

Quando si parla di nuova evangelizzazione non si può non pensare ai nuovi mezzi di comunicazione sociale e a quanto potrebbe essere importante la loro funzione per condurre gli uomini verso la salvezza. È ormai impensabile parlare di comunicazione senza pensare in maniera speciale al mondo della comunicazione elettronica, di internet e delle nuove tecnologie. Ed è giusto che tutti siano ben preparati e capaci di sfruttare in maniera positiva ciò che la tecnologia ci offre oggi per diffondere fedelmente la dottrina cristiana e comunicare il Vangelo nel modo più efficace possibile[18]. Gesù Cristo deve essere dunque annunciato non solo con l’aiuto delle nuove tecnologie, ma anche utilizzando un linguaggio comprensibile agli uomini e alle donne oggi[19], dunque gli operatori cristiani devono essere formati per diventare capaci di offrire strumenti necessari per la nuova evangelizzazione e usare il linguaggio delle culture odierne[20].

Tutto questo deve essere visto come un aiuto di cui la Chiesa può e deve avvalersi nella sua opera evangelizzatrice.

Ovviamente, l’utilizzo e la conoscenza positiva di questi nuovi metodi, portano la necessità di un rinnovamento anche delle strutture pastorali e in una nuova strategia pastorale che possa portare la Chiesa verso una apertura realmente missionaria[21].

Un tale rinnovamento ha bisogno di un giusto discernimento dei segni dei tempi. Affinché i nuovi metodi non divengano concetti vuoti e per evitare il rischio di duplicare vecchi errori, la nuova evangelizzazione invita all’incontro personale con Cristo e alla propria conversione, come ci insegnava Giovanni Paolo II[22].

È facile che in un processo di rinnovamento si possa essere tentati dall’impazienza e dalla ricerca di un veloce successo che abbia come risultato un gran numero di conversioni. Non devono essere queste le aspettative della nuova evangelizzazione, ma bisogna sempre tenera a mente la parabola del granello di senape. Le grandi cose cominciano sempre da una piccola cosa. I grandi movimenti di massa finiscono quasi sempre con l’esaurirsi senza aver portato davvero dei rinnovamenti. Le grandi realtà devono cominciare in umiltà, perché per Dio ciò che conta non sono gli abbondanti successi[23]. Non sarà sufficiente riempire le chiese o le piazze. Ciò che più è importante è riempire le menti e i cuori. I veri profeti terranno conto di parlare ai cuori; le università cattoliche devono per lo meno riempire le menti[24].

 

Chi ha bisogno della nuova evangelizzazione?

Secondo Giovanni Paolo II, molti paesi che hanno una tradizione cristiana meno recente, ma a volte anche le chiese più giovani, hanno bisogno di una nuova evangelizzazione perché è possibile trovare gruppi di battezzati che hanno perduto la loro fede o non hanno mai avuto occasione di conoscerla bene, o non si identificano più come membri della Chiesa nella quale sono stati battezzati, e per questo vivono lontano da Gesù Cristo e dalla sua buona novella. Tutti costoro hanno bisogno di una nuova evangelizzazione[25]. Ed è in seguito alla presa di coscienza di una situazione di questo genere che il Pontefice afferma che l’Europa ha bisogno di una nuova evangelizzazione. «Eppure, nel corso della storia, i battezzati si sono divisi. Oggi, alcuni desiderano costruire su fondamenta diverse dalla buona novella portata dagli apostoli. Ecco perché la vecchia Europa ha bisogno di una nuova evangelizzazione»[26]. La nuova evangelizzazione, dunque, si deve rivolgere non solo alle singole persone ma anche a interi gruppi e deve cercarli e trovarli nelle loro proprie situazioni, ambienti e culture. Suo compito è quello di formare affinché la comunità cristiana assumi quella maturità necessaria affinché la sua fede la possa portare verso Gesù Cristo, fino alla piena adesione alla persona del nostro Salvatore e al suo Vangelo. Ribadiamo: lo scopo principale della nuova evangelizzazione è l’incontro e la comunione sacramentale con Lui in un atteggiamento di carità e di servizio[27].

Il Santo padre Benedetto XVI, enumera le tre linee pastorali dell’evangelizzazione. «La prima riguarda i Sacramenti dell’iniziazione cristiana. È stata riaffermata l’esigenza di accompagnare con un’appropriata catechesi la preparazione al Battesimo, alla Cresima e all’Eucaristia. (…) In secondo luogo, la nuova evangelizzazione è essenzialmente connessa con la missione ad gentes. La Chiesa ha il compito di evangelizzare, di annunciare il Messaggio di salvezza agli uomini che tuttora non conoscono Gesù Cristo. (…) La globalizzazione ha causato un notevole spostamento di popolazioni; pertanto, il primo annuncio si impone anche nei Paesi di antica evangelizzazione. Un terzo aspetto riguarda le persone battezzate che però non vivono le esigenze del Battesimo. (…) La Chiesa ha un’attenzione particolare verso di loro, affinché incontrino nuovamente Gesù Cristo, riscoprano la gioia della fede e ritornino alla pratica religiosa nella comunità dei fedeli»[28]. Vediamo chiaramente che il Santo Padre Benedetto XVI, colloca il bisogno della nuova evangelizzazione nell’ambiente delle persone battezzate ma che non vivono secondo l’esigenza cristiana, ma soprattutto non hanno incontrato personalmente Gesù Cristo.

Un insegnamento che affermasse tali aspetti possiamo trovarlo già nella sua enciclica, dove Giovanni Paolo II affermava che l’attività missionaria ad gentes è diversa sia dall’impegno pastorale ordinario dei fedeli, sia dalla nuova evangelizzazione delle persone che non praticano la fede ricevuta. Esistono grandi territori non ancora evangelizzati, ma al tempo stesso, in paesi cristiani di vecchia tradizione, ci sono territori che devono essere affidati alla missione ad gentes. Secondo il Pontefice è proprio in questi paesi tradizionalmente cristiani che esiste la necessità, non soltanto della nuova evangelizzazione, ma anche e soprattutto di una prima evangelizzazione[29].

Iniziamo con il sottolineare il diritto di proclamare e ascoltare il vangelo. La proclamazione della Buona novella è un dovere per ogni cristiano. Al tempo stesso, tutte le persone hanno il diritto inalienabile di essere in grado di conoscere il Vangelo di Gesù Cristo[30]. Il cardinale Ratzinger insegnava che la Chiesa evangelizza sempre e che sempre deve evangelizzare, dunque mai può interrompere questo cammino. La Chiesa sta indicando il cammino della vita a molte persone, però ancora molti vivono senza questa luce e senza il calore risplendente dall’evangelizzazione[31].

Oggi la Chiesa deve affrontare anche altre sfide, andando verso nuovi compiti, sia quelli che si riferiscono alla prima missione ad gentes, sia quelli della nuova evangelizzazione degli uomini che hanno già ricevuto l’annuncio di Cristo[32]. Possiamo quindi affermare che la Chiesta continua il suo compito di evangelizzazione su tre campi: ad gentes, pastorale ordinario e nuova evangelizzazione.

La comunità ecclesiale, mentre sperimenta l’urgenza della nuova evangelizzazione, non può allontanarsi dalla missione permanente che porta la buona novella a tutti coloro che ancora non conoscono Cristo Redentore e Salvatore dell’uomo. La Chiesa non deve dimenticare che la missione ad gentes è il compito più specifico che Gesù Cristo le ha affidato[33]. Dobbiamo però ricordare che la nuova evangelizzazione, come ricordava Giovanni Paolo II, deve sempre trovare ispirazione per la missione universale. La fede si rafforza donandola! - dice il Pontefice[34].

Esistono molte persone che hanno bisogno di una nuova evangelizzazione, cioè di un nuovo e rinnovato incontro con Gesù Cristo, perché soltanto Lui può aprire di nuovo i loro occhi e istruirle verso la strada della salvezza e la serenità interiore. Benedetto XVI ha notato, che nel corso del loro lavoro i padri sinodali hanno sperimentato l’urgenza e la necessità di annunciare nuovamente Cristo agli uomini e alle zone dove la luce della fede si è indebolita, affinché la fede torni a essere fiamma viva che offre luce e calore a tutta la casa[35]. Qui troviamo i veri destinatari del messaggio della nuova evangelizzazione secondo l’insegnamento della Chiesa.

Per il Pontefice, Bartolomeo – il cieco guarito da Gesù vicino a Gerico - è il simbolo di tutti quelli che: «hanno perso la fede. Questa interpretazione, che Bartolomeo sia una persona decaduta da una condizione di “grande prosperità”, ci fa pensare; ci invita a riflettere sul fatto che ci sono ricchezze preziose per la nostra vita che possiamo perdere, e che non sono materiali. In questa prospettiva, Bartolomeo potrebbe rappresentare quanti vivono in regioni di antica evangelizzazione, dove la luce della fede si è affievolita e si sono allontanati da Dio, non ritenendolo più rilevante per la vita: persone che perciò hanno perso una grande ricchezza, sono “decadute” da un’alta dignità - non quella economica o di potere terreno, ma quella cristiana -, hanno perso l’orientamento sicuro e solido della vita e sono diventati, spesso inconsciamente, mendicanti del senso dell’esistenza»[36].

Secondo i padri sinodali la parrocchia, come luogo dell’evangelizzazione permanente e ordinaria, usando come mezzi tutte le sue precedenti attività, deve anche incoraggiare i suoi parrocchiani a diventare agenti della nuova evangelizzazione. Pur ricordando che la parrocchia rimane sempre l’ambiente normale per la spiritualità dei suoi membri, il Sinodo incoraggia tutti gli agenti pastorali a portare il messaggio della nuova evangelizzazione negli ospedali, nei centri giovanili, nelle fabbriche, nelle carceri, perché la Chiesa deve essere presente anche in questi luoghi[37]. Il ruolo insostituibile della parrocchia non viene per questo messo in disparte, ma anzi, è allargato ad altri ambiti, nei quali le parrocchie devono affiancare alla tipica cura pastorale, anche le nuove forme richieste dal compito della nuova evangelizzazione, offrendo anche le diverse espressioni della pietà popolare[38].

 

Quali sono i contenuti essenziali della nuova evangelizzazione?

 

Conversione

Abbiamo già presentato l’importanza della conversione personale e comunitaria. Un evangelizzatore non sarà in grado di compiere la sua testimonianza senza la conversione, e lo stesso possiamo dire della comunità. Essa non potrà evangelizzare efficacemente senza aver vissuto l’esperienza della conversione comunitaria. Questo riguarda tutte le comunità, che siano di tipo carismatico, o quelle parrocchiali o qualsiasi altro tipo di comunità.

Il cardinale Ratzinger spiegava che la parola greca «convertirsi» sta a indicare un ripensamento del proprio e comune modo di vivere, permettendo a Dio di entrare nella nostra vita, e non giudicare secondo l’uso comune. Questa parola secondo il cardinale significa non imitare la vita degli altri, non sentirsi giudicati quando non imitiamo i comportamenti dubbiosi degli altri, non imitare atteggiamenti ambigui o malvagi. In una parola, conversione significa cominciare a percepire la vita con gli occhi di Dio e cercare il bene anche nelle situazioni scomode[39].

 

Testimonianza

La conversione deve essere testimoniata e per questo consideriamo la testimonianza come secondo elemento della nuova evangelizzazione. Testimoniare è la forma più efficace della trasmissione della fede. Il sinodo insegna: «La condivisione della testimonianza di vita, senza cui gli sforzi dei media non si tradurranno in una trasmissione efficace del Vangelo. L’educazione ad un utilizzo razionale e costruttivo dei mezzi di comunicazione sociali è uno strumento importante per la nuova evangelizzazione»[40]. Il mondo contemporaneo ha bisogno della comune testimonianza di fede. Testimonianza che può essere trasmessa dalla nuova evangelizzazione. Soprattutto l’Europa ha bisogno della testimonianza che tutti sono in modo solidale riuniti intorno alla Croce e al Vangelo[41]. Il vecchio continente, dove la secolarizzazione è entrata già nella sfera della cultura umana anche dove vivono i cristiani, sente la necessità della testimonianza. I cristiani non possono rimanere indifferenti a questo processo di secolarizzazione. Senza dubbio adesso in Europa ci troviamo in una situazione molto simile a quella in cui si trovarono i primi cristiani e come loro adesso i fedeli devono sperimentare questa situazione come una sfida e una possibilità di dare vera e profonda testimonianza della propria vita che è impregnata di Gesù Cristo e del vangelo[42].

La testimonianza riguarda tutti i cristiani e per questo: «I fedeli laici hanno la loro parte da compiere nella formazione di simili comunità ecclesiali, non solo con una partecipazione attiva e responsabile nella vita comunitaria, e pertanto con la loro insostituibile testimonianza, (…) verso quanti ancora non credono o non vivono più la fede ricevuta con il Battesimo»[43]. Tutti i battezzati devono sentirsi chiamati a proclamare e testimoniare l’amore di Gesù Cristo e la sua Buona Novella, ognuno secondo la propria vocazione e la propria preparazione[44]. Dobbiamo anche affermare che: «il testimone è tenuto a guardare al mondo con spirito critico, ma anche a conservare certezza e speranza in quanto di buono e bello in esso si trovano»[45].

 

Dimensione kerigmatica

La nuova evangelizzazione possiede anche una dimensione kerigmatica. Giovanni Paolo II insegnava: «I popoli di oggi aspettano la buona novella: Dio è fedele alla sua alleanza con l’umanità, attraverso il Figlio offerto in sacrificio per noi tutti, risorto il terzo giorno, presente con noi fino alla fine dei secoli. La sua luce penetra le tenebre del dubbio. I muri dell’odio vengono abbattuti. Il peccatore viene redento. Il perdono viene offerto fino all’ultimo giorno. La tavola viene imbandita per la comunione nell’amore. A conclusione di questo secondo millennio, l’appello evangelico si rivolge ad ogni uomo, ricco della sua cultura e della sua storia, ma incerto sul senso del suo cammino. Che egli si rivolga verso la verità intera, “che intraprenda il cammino della conversione”»[46]. Questo insegnamento sopracitato è un kerigma del quale la nuova evangelizzazione deve cominciare a dare la sua testimonianza.

Dobbiamo sempre ricordare che la riduzione del cristianesimo e della vita di ogni fedele alla moralità fa perdere di vista il fondamento del messaggio che ha portato sulla terra Gesù Cristo, cioè il dono dell’amicizia con Dio, il dono della comunione con Gesù[47].

Ovviamente, come affermava Giovanni Paolo II, la nuova evangelizzazione comporta anche una proposta morale[48], però dobbiamo considerare la vita morale come frutto della conversione e segno del vero e profondo incontro con Gesù Cristo nostro salvatore, che tramite la sua sofferenza, morte e risurrezione ha salvato l’umanità, e che Dio ha salvato il suo popolo perché Egli è amore e perché ama l’umanità. Il primo passo della nuova evangelizzazione, dunque, è lo stesso annuncio che hanno proclamato i primi cristiani sull’amore di Dio e sulla sua opera redentrice.

Per la nuova evangelizzazione è molto importante la proclamazione iniziale. Questo è il fondamento di ogni annuncio. «La dimensione kerigmatica, la Buona Novella, mette in risalto l’annuncio esplicito della salvezza. “Vi ho trasmesso dunque, anzitutto, quello che anch’io ho ricevuto: che cioè Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture, fu sepolto ed è risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture” (1Cor 15,3-5). La “prima proclamazione” è il luogo dove il kerigma, il messaggio della salvezza del mistero pasquale di Gesù Cristo, è proclamato con grande potenza spirituale, tale da provocare il pentimento del peccato, la conversione dei cuori e una decisione di fede»[49].

Il Sinodo afferma anche che l’iniziazione cristiana è importantissima per la nuova evangelizzazione. Dice che è un elemento cruciale perché è lo strumento con il quale la madre Chiesa fa nascere i suoi figli. Per questo propone che il tradizionale processo dell’iniziazione cristiana venga considerato in una lunga prospettiva catecumenale e che divenga un vero modo di un’iniziazione della vita cristiana che porta verso i sacramenti[50].

 

Dimensione carismatica e comunitaria

È necessario anche rivelare la dimensione carismatica della nuova evangelizzazione. Dobbiamo con forza affermare che l’agente fondamentale e principale di quest’azione è lo Spirito Santo, perché soltanto Lui è capace di aprire i cuori degli uomini e convertirli a Dio. L’esperienza di incontrare Gesù Cristo, che è insostituibile per ogni conversione, è possibile soltanto attraverso lo Spirito, dunque deve essere fondamentale in tutti gli aspetti della nuova evangelizzazione[51]. Non gli evangelizzatori sono autori della conversione, ma lo Spirito Santo: non bisogna dimenticarlo! Unicamente la terza persona della trinità può cambiare il cuore delle persone che seppur battezzate , hanno perso la loro fede.

L’ultima dimensione che vogliamo sottolineare è quella comunitaria. Questa opera non è compito della singola persona, ma di tutta la comunità ecclesiale. I molti operai dell’evangelizzazione devono affrontare questa sfida[52].

Per indurre a una conversione è necessario offrire una comunità di vita, un ambiente e uno spazio dove si può svolgere il nuovo stile di vita delle persone convertite. Non è possibile evangelizzare usando soltanto le parole. La Buona Novella crea la nuova vita e la nuova comunità. La conversione individuale non possiede la consistenza, ci vuole la comunità che offre il sostegno[53].

 

Laici

Infine, è necessario rivelare l’importanza del ruolo dei laici. Non è possibile realizzare la nuova evangelizzazione senza nuovi evangelizzatori. Questo è una vocazione, diventare evangelizzatore, che nasce al momento del nostro battesimo e interpella ciascun battezzato a diventare portatore del vangelo di Cristo. Questa responsabilità non può essere delegata, questo richiede la consapevolezza personale del credente[54].

Giovanni Polo II ha sottolineato questa importanza nella sua esortazione ai vescovi francesi in occasione della loro visita al limina: «Vi incoraggio a formare i vostri cristiani alle responsabilità, a promuovere con essi una nuova evangelizzazione»[55]. La nuova evangelizzazione è affidata alla Chiesa per opera dello Spirito Santo. Questa grande, impegnativa e magnifica impresa la Chiesa l’ha ricevuta perché il mondo attuale ha immenso bisogno di questo lavoro evangelico. Tutti i fedeli laici devono, quindi, sentirsi responsabili di quest’opera e chiamati ad comunicare e manifestare il Vangelo all’umanità e alla società[56]. Il Sinodo rivela anche il grande ruolo dei cristiani laici nell’opera della nuova evangelizzazione quando afferma: «La vocazione e la missione propria dei fedeli laici e la trasformazione delle strutture terrene, affinché ogni comportamento ed attività umana sia informata dal Vangelo. Questo è il motivo per cui e così importante guidare i laici cristiani verso un’intima conoscenza di Cristo»[57].

 

Importanza della preghiera

I fedeli laici, come anche gli altri operatori pastorali, includendo i preti e le persone consacrate, non possono conquistare gli uomini a se stessi, ma solo da Dio e per Dio. Tutti i metodi e anche tutte le novità tecniche non saranno efficaci e diventeranno vuoti senza il fondamento che può offrire soltanto la preghiera. La parola dell’annunzio deve crescere e maturare in un’intensa vita di preghiera e di contemplazione. Non è possibile conoscere Dio soltanto tramite le parole, come non è possibile conoscere bene l’altra persona se la conosciamo di seconda mano. Fare esperienza di Dio è possibile soltanto entrando in relazione con Lui. Questo si può realizzare insegnando a pregare. La preghiera è la fede in atto, come insegnava il cardinale Ratzinger. Per questo sono così importanti le scuole di preghiera[58].

Oggi la preghiera più adatta e feconda per la nuova evangelizzazione del popolo di Dio diventa la Lectio divina. Essa è il miglior modo di rinnovare la comunità cristiana e religiosa[59]. La conferma dell’importanza della parola di Dio la troviamo anche nella costituzione Dei verbum che ribadisce decisamente che la parola di Dio è un criterio di discernimento della Teologia e anche fonte della vita della Chiesa[60].

I padri sinodali desiderano che la parola di Dio «diventi sempre più il cuore di ogni attività ecclesiale»[61] e aggiungono che: «La porta alla Sacra Scrittura deve essere aperta a tutti i credenti. Nel contesto della nuova evangelizzazione, ogni opportunità per lo studio della Sacra Scrittura deve essere messa a disposizione. La Scrittura deve permeare omelie, catechesi e tutti gli sforzi per trasmettere la fede. Considerando la necessita di familiarità con la Parola di Dio per la nuova evangelizzazione e per la crescita spirituale dei fedeli, il Sinodo incoraggia diocesi, parrocchie e piccole comunità cristiane a continuare uno studio serio della Bibbia e la Lectio divina, la lettura orante delle Scritture»[62].

 

Conclusione

Senza dubbio la nuova evangelizzazione è la sfida più impegnativa che la Chiesa intera, ma soprattutto quella di Europa, deve affrontare. Uno degli aspetti più importanti è la consapevolezza della necessità di una nuova evangelizzazione, soprattutto in quei paesi che si mostrano cristiani, dove la fede sembra ancora abbastanza presente. La nuova evangelizzazione porta anche una grande opportunità che deve essere sfruttata: quella di conquistare a Cristo le generazioni più giovani del popolo.

I giovani, come dice il Sinodo, non rappresentano solo il futuro, ma sono anche il presente e devono considerarsi un dono per la Chiesa. D’altra parte i giovani non sono solo destinatari della nuova evangelizzazione, ma anche agenti di quest’opera. La Chiesa deve dunque sfidare la fase d’indagine della verità e del senso della vita che adesso affrontano i giovani e deve testimoniare che soltanto Gesù Cristo è la verità e il senso della loro vita[63].

Finora non esiste una strada chiara sulla quale la nuova evangelizzazione possa camminare. Una delle proposte più convenienti è quella della strada che mostra la tradizionale iniziazione cristiana che attualmente è realizzata nelle scuole della nuova evangelizzazione e in vari movimenti tra i quali possiamo menzionare quello del neocatecumenato. Essi però non sono sufficienti ed è per questo che siamo in attesa di altre proposte, programmi e proposizioni per essere in grado di

 

[1] Cf. Benedetto XVI, Porta fidei, n. 4.

[2] Giovanni Paolo II, Omelia durante la santa Messa nel santuario della Santa Croce a Mogiła, 9 giugno 1979, n. 1.

[3] Cf. Giovanni Paolo II, Discorso all’assemblea del CELAM a Port-au-Prince in Haiti, 9 marzo 1983.

[4] Giovanni Paolo II, Pastores dabo vobis, n. 2.

[5] XII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, Proposizioni. Documentazione presentata al Santo Padre Benedetto XVI, Proposizione 49.

[6]  Cf. Giovanni Paolo II, Discorso all’assemblea del CELAM a Port-au-Prince in Haiti…, .

[7] Giovanni Paolo II, Omelia durante La Santa Messa nello Stadio dell’Ill a Mulhouse, 11 ottobre 1988, Pellegrinaggio Apostolico in Francia, n. 3.

[8] Giovanni Paolo II, Discorso all’apertura dei lavori della IV Conferenza Generale dell’Episcopato Latinoamericano a Santo Domingo in Repubblica Dominicana, 12 Ottobre 1992, Viaggio Apostolico a Santo Domingo, n. 1.

[9] Cf. XII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, Proposizioni. Documentazione… , Proposizione 22.

[10] Cf. Giovanni Paolo II, Omelia durante la Santa Messa nello stadio dell’Ill… , n. 3.

[11] Cf. XII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, Messaggio al popolo di Dio, nr 10.

[12] Cf. G. Marani, La Nuova Evangelizzazione, via verso la profondita?, in La nuova evangelizzazione. Dies academicus 2011-12, p. 28.

[13] Giovanni Paolo II, Discorso all’assemblea del CELAM a Port-au-Prince in Haiti…, .

[14] Giovanni Paolo II, Pastores dabo vobis, n. 18.

[15] R. Fisichella, La nova evangelizzazione. Una sfida per uscire dall’indifferenza, Mondadori, Molano 2011, p. 22.

[16] Cf. I. Celary, Dzieło nowej ewangelizacji w ujęciu papieża Jana Pawła II, in „Studia Pastoralne” 2/2006, p. 188.

[17] Cf. Benedetto XVI, Omelia durante la Santa Messa di chiusura del Sinodo il 28 ottobre 2012.

[18] Cf. XII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, Proposizioni. Documentazione… , Proposizione 18.

[19] Cf. S. Morgala, Quanto lieta e gioiosa deve essere la Nuova Evangelizzazione? Pericoli e sfide, in La nuova… , p. 38.

[20] Cf. M. Tumusime, Nuova evangelizzazione le sfide per la comunicazione, in La nuova… , p. 40.

[21] Cf. XII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, Proposizioni. Documentazione… , Proposizione 22.

[22] Cf. E. Kusz, Synod a oczekiwania, „Biuletyn Tygodniowy” CIZ 44/191, p. 5.

[23] Cf. K. Ratzinger, La nova evangelizzazione. Il Giubileo dei Catechisti e dei Docenti di religione, in “L’Osservatore Romano” n. 286, 11-12 dicembre 2000, p. 11.

[24] Cf. A. Di Maio, Le sfide del mondo post-moderno e le risposte della nuova evangelizzazione, in La nuova… , p. 17.

[25] Cf. Giovanni Paolo II, Redemptoris Missio, n. 33.

[26] Giovanni Paolo II, Omelia durante la Santa Messa nello stadio dell’Ill… , n. 1.

[27] Cf. Giovanni Paolo II, Christifideles Laici, n. 34.

[28] Benedetto XVII, Omelia del Santo Padre durante la Santa Messa di Chiusura del Sinodo il 28 Ottobre 2012.

[29] Cf. Giovanni Paolo II, Redemptoris Missio, n. 37.

[30] Cf. XII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, Proposizioni. Documentazione… , Proposizione 10.

[31] Cf. K. Ratzineger, La nova evangelizzazione. Il Giubileo dei Catechisti… , p. 11.

[32] Cf. Giovanni Paolo II, Redemptoris Missio, n. 30.

[33] Cf. Ibidem, Christifideles Laici, n. 34.

[34] Cf. Ibidem, Redemptoris Missio, n. 2.

[35] Cf. Benedetto XVII, Omelia del Santo Padre… .

[36] Benedetto XVII, Omelia del Santo Padre… .

[37] Cf. XII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, Proposizioni. Documentazione… , Proposizione 44.

[38] Cf. XII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, Messaggio… , n 8.

[39] Cf. K. Ratzineger, La nova evangelizzazione. Il Giubileo dei Catechisti… , p. 11.

[40] XII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, Proposizioni. Documentazione… , Proposizione 18.

[41] Cf. K. Zimoń, Nowa ewangelizacja według Jana Pawła II , Konferencja wygłoszona w czasie obrad komisji duszpasterskiej episkopatu, Zakopane, 11 stycznia 2000 r.

[42] Cf. XII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, Proposizioni. Documentazione… , Proposizione 8.

[43] Giovanni Paolo II, Christifideles Laici, n. 34.

[44] Cf. M. Tumusime, Nuova evangelizzazione le sfide per la comunicazione, in La nuova… , p. 40.

[45] E. Palladino, Le attese del mondo e la Nuova Evangelizzazione, in La nuova… , p. 32.

[46] Giovanni Paolo II, Omelia durante la Santa Messa nello stadio dell’Ill… , n. 3.

[47] Cf. K. Ratzineger, La nova evangelizzazione. Il Giubileo dei Catechisti… , p. 11.

[48] Cf. Giovanni Paolo II, Veritatis Splendor, n. 107.

[49] XII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, Proposizioni. Documentazione… , Proposizione 9 .

[50] Cf. Ibidem, Proposizione 38.

[51] Cf. Ibidem, Proposizione 36.

[52] Cf. Ibidem, Messaggio… , n. 8.

[53] Cf. K. Ratzinger, La nova evangelizzazione. Il Giubileo dei Catechisti … ,p. 11.

[54] Cf. R. Fisichella, La nova evangelizzazione. Una sfida… , p. 95-96.

[55] Giovanni Paolo II, Discorso ai Vescovi Francesi Del Sud-Ovest in visita «Ad Limina Apostolorum», 6 febbraio 1987, n. 1.

[56] Cf. Ibidem, Christifideles Laici, n. 64.

[57] XII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, Proposizioni. Documentazione… , Proposizione 45.

[58] Cf. K. Ratzinger, La nova evangelizzazione. Il Giubileo dei Catechisti … ,p. 11.

[59] Cf. G. Zevini, La lectio divina nella comunità cristiana. Spiritualità - Metodo - Prassi, Editrice Querniniana, Brescia 2011, p. 48.

[60] Cf. M. Yanez, Quale novfita per evangelizzazione?, in La nuova… , p. 7.

[61] Benedetto XVII, Verbum Domini, 1; XII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, Proposizioni. Documentazione… , Proposizione 11.

[62] Ibidem, Proposizione 11; cfr. Dei Verbum, nn. 21-22.

[63] Cf. Ibidem, Proposizioni. Documentazione… , Proposizione 51.