Donaci, Signore Gesù,

di contemplarti come colui che offre alla città

parole di speranza, di grazia, di perdono, di compassione,

parole anche di condanna e di giudizio

ma sempre intrise del grande amore di Dio

per il mondo, per le nostre città, per il nostro territorio.

- Carlo Maria Martini

 

Introduzione

“Sono molti i modi con cui il cristiano entra in dialogo con Dio. Tra i modelli oggi più seguiti per la preghiera cristiana, personale e comunitaria, emerge chiaramente quello della Lectio divina. Siamo in fronte ad una metodologia che gradualmente recupera il vero senso della meditazione cristiana”[1].

Lectio divina non è semplicemente un metodo di preghiera, Lectio divina è un modo di vita e di percepire e reagire alla realtà. Dunque questo modo di pregare non si può ridurre soltanto a un’ora o mezzoretta di preghiera personale o comunitaria; questa preghiera è qualcosa di più che ci plasma e costruisce un nuovo rapporto non soltanto con Dio ma anche con le altre persone.

Il modo di lettura della Bibbia che si chiama Lectio divina non elimina gli altri metodi di preghiera, ma è a loro complementare e il suo fine specifico si ritrova nella preghiera profonda e nella contemplazione[2]. Questo è dunque lo scopo principale della Lectio divina: la contemplazione.

Questo tipo di preghiera ha una sua ricca tradizione. È nata in un ambiente monastico e là è stata sviluppata, però non è una cosa esclusiva dedicata ai monaci o prevista per pochi specialisti, ma deve essere accessibile a tutta la Chiesa, perché la Parola di Dio è per tutta la Chiesa. La Lectio divina è un metodo profondo e potente che favorisce il corretto avvicinamento alla Parola di Dio[3].

Nel medioevo la Lectio divina ha ricevuto la sua classica divisione in quattro parti: lectio, meditatio, oratio e contemplatio. Questa pratica era stata abbandonata nell’epoca moderna. Oggi grazie all’insegnamento del Concilio Vaticano II e molti papi, soprattutto Giovanni Paolo II e Benedetto XVI che incoraggiano a praticare questo metodo di preghiera, la pratica della Lectio divina è stata restaurata e ritorna a noi di nuovo con la forza e potenza che può avere soltanto la parola di Dio.

Uno dei frutti migliori del Concilio Vaticano II e anche del rinnovamento postconciliare è il rinnovo del rapporto con la Parola di Dio e il ritorno alla Bibbia. Secondo il Card. F. König, dal Concilio Vaticano II, soprattutto dalla Costituzione Dogmatica Sulla Divina Rivelazione (Dei Verbum), comincia la primavera Biblica nella Chiesa Cattolica[4]. Anche l’insegnamento dei Papi Giovanni Paolo II e Benedetto XVI ha la sua importanza per diffondere questo modo di pregare.

 

Insegnamento del Concilio Vaticano II

Possiamo trovare l’insegnamento del Concilio Vaticano II sulla Lectio divina soprattutto nella già nominata Costituzione Dogmatica Sulla Divina Rivelazione (Dei Verbum), nel sesto capitolo che si chiama: La Santa Scrittura nella vita della Chiesa[5].

La Costituzione comprende l’incoraggiamento per tutti i chierici per i sacerdoti, i diaconi e i catechisti di attingere alla Sacra Scrittura. Il Concilio, esorta tutti i fedeli, soprattutto i religiosi, ad apprendere “la sublime scienza di Gesù Cristo” (Fil 3,8). Dei Verbum ricorda le parole di San Geronimo: “L’ignoranza delle scritture, infatti, è ignoranza di Cristo”. Il Concilio anche pone l’accento che la lettura della Bibbia deve essere collegata alla preghiera. Alla fine sottolinea che i vescovi devono istruire i fedeli per leggere la Santa Scrittura soprattutto nel Nuovo Testamento[6]. Allora l’insegnamento del Concilio sulla Bibbia esorta a leggere, meditare, pregare e contemplare la Parola di Dio, in una parola stimola quest’antica e tradizionale preghiera[7].

Possiamo dunque concludere che dopo il Concilio Vaticano II, la vita spirituale aveva una grande opportunità di riprendere ad alimentarsi della parola di Dio in modo forte e anche sistematico, perché la Santa Scrittura ha Dio come vero e reale autore[8].

 

Insegnamento postconciliare

Il documento più importante che parla della Lectio divina si chiama: L’interpretazione della Bibbia nella chiesa. Nel capitolo quarto c’è il punto sotto il titolo: “Uso della Bibbia”. Questo punto enumera i quattro fondamentali modi in cui si usa la Santa Scrittura. Sono: la liturgia, la Lectio divina, il mistero pastorale, l’ecumenismo[9].

Dobbiamo notare che la Lectio divina occupa il secondo posto dopo la sacra liturgia dove si usa la Parola di Dio. Poi il documento enumera il mistero pastorale e l’ecumenismo. Allora la pratica della Lectio divina è importante e la Pontificia Commissione Biblica pone l’accento su questa preghiera.

La commissione riporta a noi che cosa è la Lectio divina: “è una lettura, individuale o comunitaria, di un passo più o meno lungo della Scrittura accolta come parola di Dio che si sviluppa sotto lo stimolo dello Spirito in meditazione, preghiera e contemplazione. (…) Lo scopo inteso è quello di suscitare e alimentare ʻun amore effettivo e costanteʼ per la Sacra Scrittura, fonte di vita interiore e di fecondità apostolica, di favorire anche una migliore comprensione della liturgia e di assicurare alla Bibbia un posto più importante negli studi teologici e nella preghiera”[10].

Il successivo documento che parla della Lectio divina è il Catechismo della Chiesa Cattolica. Esso spesso solleva le questioni concernenti la Sacra Scrittura, però la Lectio divina ne elenca soltanto due.

La prima volta, il Catechismo parla della Lectio divina quando discute i problemi con la Liturgia delle Ore. “La Lectio divina, nella quale la Parola di Dio è letta e meditata per trasformarsi in preghiera, è così radicata nella celebrazione liturgica”[11].

La seconda volta la Lectio divina è elencata quando parla della preghiera cristiana. “La preghiera cristiana di preferenza si sofferma a meditare ‘i misteri di Cristo’, come nella ‘Lectio divina’ o nel Rosario. Questa forma di riflessione orante ha un grande valore, ma la preghiera cristiana deve tendere più lontano: alla conoscenza d’amore del Signore Gesù, all’unione con lui”[12].

Il catechismo insegna che la preghiera cristiana soprattutto deve meditare i misteri di Cristo nella Lectio divina; ciò è fondamentale per la nostra conoscenza di Cristo e del suo amore. Allora la Lectio divina è “la strada” che cammina verso l’amore di Dio e ci aiuta a sperimentare il suo amore.

L’esortazione post-sinodale Pastores dabo vobis ricorda che la Bibbia ha un ruolo importante nella vita dei sacerdoti. La Santa Scrittura aiuta a trovare la propria vocazione perché quando si medita sulla Parola di Dio nel silenzio è possibile ascoltare la chiamata del Cristo. Sottolinea anche che tutta la nostra preghiera si nutre della Parola di Dio[13].

Poi quest’esortazione addita chiaramente la Lectio divina come metodo di preghiera e spiega che meditare e pregare la Parola di Dio è l’elemento essenziale della formazione spirituale. Dopo continua e dice che la Parola di Dio ha la forza e la luce per scoprire la vocazione e la propria missione[14].

Giovanni Paolo II nel Pastores dabo vobis insegna che quando c’incontriamo con la Parola di Dio, infatti, c’incontriamo con Dio stesso, con Dio che parla a noi, c’incontriamo con Cristo che è Verbo di Dio e che è la Verità, la Via e la Vita[15].

Dobbiamo anche notare che la problematica della Lectio divina appare nell’esortazione post-sinodale Vita consecrata dove il Santo Padre sottolinea l’importanza della Parola di Dio nella vita non soltanto dei religiosi ma anche nella vita di tutti i Cristiani. “La Parola di Dio è la prima sorgente di ogni spiritualità cristiana” – dice il Papa[16].

Giovanni Paolo II sviluppa il suo pensiero insegnando che la Lectio divina sostiene una relazione individuale con Dio. Egli dice ancora che questa preghiera trasferisce la Parola di Dio nella propria vita e scaglia la luce della speranza su tutta la vita Cristiana[17]. Il documento fa attenzione per il grande valore che ha la meditazione comunitaria della Parola di Dio perché essa aiuta al progresso della vita spirituale[18].

 

Insegnamento del Grande Giubileo

Il Grande Giubileo dell’anno 2000 era anche un’occasione per rilevare l’importanza della Santa Scrittura. Nella Lettera apostolica Tertio millennio adveniente il Papa dice: “Per conoscere la vera identità di Cristo, occorre che i cristiani, soprattutto nel corso di questo anno, tornino con rinnovato interesse alla Bibbia”[19].

L’appello a praticare la preghiera della Lectio divina lo possiamo trovare anche nella Lettera apostolica Novo millennio ineunte, che è stata pubblicata alla fine del Grande Giubileo dell’anno 2000. Il Santo Padre incoraggia le famiglie a leggere la Bibbia. Poi aggiunge: “In particolare è necessario che l’ascolto della Parola diventi un incontro vitale, nell’antica e sempre valida tradizione della Lectio divina, che fa cogliere nel testo biblico la parola viva che interpella, orienta, plasma l’esistenza”[20].

Dobbiamo notare che non a caso Giovanni Paolo II unisce in un documento due cose: la preghiera della Lectio divina e l’incoraggiamento al contemplare il volto divino di Cristo. La contemplazione del volto di Cristo ha la sua sorgente nella Lectio divina perché lo scopo principale di questo metodo è portare ogni orante come ho già detto alla contemplazione.

 

Insegnamento del Papa Benedetto XVI

Audacemente possiamo affermare che il pontificato di Benedetto XVI promuove la Lectio divina perché nel suo abbastanza corto pontificato il Santo Padre ha parlato molte volte della Lectio divina. Il coronamento almeno fino ad oggi del suo insegnamento sulla Lectio divina è ovviamente l’Esortazione Apostolica Postsinodale Verbum Domini, però dall’inizio del suo pontificato il Santo Padre promuove la preghiera della parola di Dio.

Il 16 settembre 2005, durante l’udienza nel Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo, Papa Ratzinger ha parlato del Congresso su “La Sacra Scrittura nella vita della Chiesa”. “Vorrei soprattutto evocare e raccomandare l’antica tradizione della Lectio divina” – ha detto il Papa e poi ha continuato: “Questa prassi, se efficacemente promossa, recherà alla Chiesa - ne sono convinto - una nuova primavera spirituale. Mai si deve dimenticare che la Parola di Dio è lampada per i nostri passi e luce sul nostro cammino”[21].

La seconda volta che Papa Benedetto XVI ha chiamato la preghiera, Lectio divina, è stata una meditazione in apertura dei lavori dell’XI Sinodo dei Vescovi il 2 ottobre 2005 sul tema: L’Eucaristia: fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa. Il Santo Padre esorta che: “Dovremmo esercitare la «Lectio Divina», sentire nelle Scritture il pensiero di Cristo, imparare a pensare con Cristo, a pensare il pensiero di Cristo e così avere i sentimenti di Cristo, essere capaci di dare agli altri anche il pensiero di Cristo, i sentimenti di Cristo”[22].

Papa Ratzinger ha parlato della Lectio divina anche domenica 6 novembre 2005, in occasione dei 40 anni dell’approvazione della Costituzione dogmatica sulla Rivelazione – Dei Verbum. Il Papa sottolinea che la costituzione Dei Verbum era la grande spinta a dare valore alla Santa Scrittura. Poi Benedetto XVI ha menzionato l’antica preghiera della Lectio divina. Dopo il Papa spiega come si pratica la Lectio divina. Egli dice: “Essa consiste nel rimanere a lungo sopra un testo biblico, leggendolo e rileggendolo, quasi ‘ruminandolo’ come dicono i Padri, e spremendone, per così dire, tutto il ‘succo’, perché nutra la meditazione e la contemplazione e giunga ad irrigare come linfa la vita concreta. Condizione della Lectio divina è che la mente ed il cuore siano illuminati dallo Spirito Santo, cioè dallo stesso Ispiratore delle Scritture, e si pongano perciò in atteggiamento di ‘religioso ascolto’”[23].

Infine, vorrei sottolineare l’importanza dell’ultima esortazione apostolica di Benedetto XVI, però in questa presentazione non c’è la possibilità di mostrare tutto il ricco contenuto dell’Esortazione Verbum Domini, dunque ci ridurremo soltanto ad alcune citazioni che vengono da questo splendido documento.

All’inizio vorrei sottolineare l’insegnamento del Santo Padre sull’interpretazione della Sacra Scrittura. Benedetto XVI ci incoraggia a utilizzare i risultati dei moderni studi biblici, ma non solo, il Papa raccomanda anche di studiare la tradizione secolare della Chiesa, quella dell’antichità cristiana e quella del Medioevo, perché erano capaci di riconoscere i vari sensi della scrittura[24].

Il Santo Padre dunque scrive: “I Padri della Chiesa ci mostrano ancora oggi una teologia di grande valore perché nel suo centro sta lo studio della Sacra Scrittura nella sua integralità. Infatti, i Padri sono in primo luogo ‘commentatori della sacra Scrittura’. Il loro esempio può ‘insegnare agli esegeti moderni un approccio veramente religioso della sacra Scrittura’”[25].

In seguito Benedetto XVI cita l’antico distico che presenta in modo eminente la relazione tra i diversi sensi della Sacra Scrittura:

“Littera gesta docet, quid credas allegoria,

Moralis quid agas, quo tendas anagogia.

La lettera insegna i fatti, l’allegoria che cosa credere,

Il senso morale che cosa fare, e l’anagogia dove tendere”[26].

“Qui notiamo – continua il Santo Padre – l’unità e l’articolazione tra senso letterale e senso spirituale. Da quest’ultimo vengono descritti i contenuti della fede, della morale e della tensione escatologica”[27].

Possiamo dunque confermare che la comprensione del senso letterale della Bibbia che è atteso e necessario dovrebbe essere completata da comprensione spirituale che consiste in tre sensi consecutivi: allegorico, morale e analogico. Questo modo di comprendere la Sacra Scrittura era usato dai primi scrittori cristiani e dai grandi Padri della Chiesa orientale e occidentale e lo insegnavano e raccomandavano come un modo di studio sistematico del sacro testo. Era un modo di comprendere le Sacre Scritture presente fin dall’inizio del cristianesimo, anzi è confermato anche nel Nuovo Testamento, dove nella lettera di san Paolo leggiamo: “Ditemi: Voi che volete essere sotto la legge, non ascoltate voi la legge? Poiché sta scritto che Abramo ebbe due figliuoli: uno dalla schiava, e uno dalla donna libera; ma quello dalla schiava nacque secondo la carne; mentre quello dalla libera nacque in virtù della promessa. Le quali cose hanno un senso allegorico; poiché queste donne sono due patti, l’uno, del monte Sinai, genera per la schiavitù, ed è Agar. Infatti Agar, è il monte Sinai in Arabia, e corrisponde alla Gerusalemme del tempo presente, la quale è schiava coi suoi figliuoli. Ma la Gerusalemme di sopra è libera, ed essa è nostra madre” (Gal 4,21-26). Vediamo, dunque, che questo metodo di interpretare la Bibbia - cioè: letterale, allegorico, morale, e analogico - è documentato all’interno del metodo biblico d’interpretazione del testo[28].

Proprio sulla Lectio divina, il Santo Padre nella sua esortazione ci dice: “La Parola di Dio, infatti, sta alla base di ogni autentica spiritualità cristiana”[29]. Vorrei sottolineare soltanto due cose: la prima è l’orientamento orante alla Sacra Scrittura e la seconda è la conferma che senza preghiera della Parola di Dio non esiste l’autentica spiritualità cristiana. Il Santo Padre prosegue commentando l’insegnamento del Concilio Vaticano II e dicendo che è necessario riprendere la grande tradizione patristica che sempre ha raccomandato di usare la Bibbia come mezzo che aiuta ad entrare in dialogo con Dio[30].

Benedetto XVI alla fine cita i pensieri del grande Origene, uno dei maestri della Lectio divina, che dice: “l’intelligenza delle Scritture richiede, più ancora che lo studio, l’intimità con Cristo e la preghiera. Egli è convinto, infatti, che la via privilegiata per conoscere Dio sia l’amore, e che non si dia un’autentica scientia Christi senza innamorarsi di Lui. Nella Lettera a Gregorio, il grande teologo alessandrino raccomanda: ‘Dedicati alla Lectio delle divine Scritture; applicati a questo con perseveranza. Impegnati nella lectio con l’intenzione di credere e di piacere a Dio. Se durante la lectio ti trovi davanti a una porta chiusa, bussa e te l’aprirà quel custode, del quale Gesù ha detto: «Il guardiano gliela aprirà». Applicandoti così alla Lectio divina, cerca con lealtà e fiducia incrollabile in Dio il senso delle Scritture divine, che in esse si cela con grande ampiezza. Non ti devi però accontentare di bussare e di cercare: per comprendere le cose di Dio ti è assolutamente necessaria l’oratio. Proprio per esortarci ad essa il Salvatore ci ha detto non soltanto: «Cercate e troverete», e «Bussate e vi sarà aperto», ma ha aggiunto: «Chiedete e riceverete»’”[31].

Citando soltanto questi pochi brani dell’insegnamento del Santo Padre possiamo affermare che uno dei temi principali del pontificato di Papa Benedetto XVI è proprio la Parola di Dio, in cui il posto privilegiato trova il metodo della preghiera nominata Lectio divina.

 

Insegnamento delle otto parole chiave

Oggi la sua classica divisione è in quattro parti: lectio, meditatio, oratio e contemplatio e la Lectio divina è più ricca rispetto alle altre parti. Per esempio, il Card. Martini propone otto parti e suggerisce che la preghiera della Lectio divina è come un ponte fondato su otto pilastri. Egli propone un metodo di preghiera che dirige a poco a poco dall’analisi del testo alla modificazione della propria vita[32].

Come si nota, che ci sono otto pilastri del ponte che ci conducono dal testo alla nostra vita:

1) La lectio consiste nel molteplice lettura del testo biblico. Dobbiamo rispondere alla domanda: “Che cosa dice il testo?”. A volte ascoltiamo centinaia di volte questo brano e crediamo di conoscerlo bene e leggiamo senza attenzione e senza raccoglimento.

2) La meditatio risponde alla domanda: “Che cosa ci dice il brano?”. In questo punto dobbiamo cercare i valori costanti e i messaggi di questo testo.

3) La contemplazio è il terzo grado che propone il Card. Martini. In questo momento il brano della Scrittura parla a noi e anche per noi. Qui ci mettiamo di fronte al mistero di Dio Amore, di Cristo e lo Spirito che diffonde e opera nella nostra storia.

4) L’oratio è il quarto gradino. Qui comincia il dialogo con Gesù Cristo. In questo momento possiamo lodare, ringraziare e domandare. Il Card. Martini richiama alla definizione di Santa Teresa d’Avila che dice che l’orazione è un intimo rapporto d’amicizia.

5) La consolatio nasce dopo l’oratio. In questo momento di preghiera si sperimenta nel cuore allegria e felicità e analogia con gli atteggiamenti evangelici. Si può anche sperimentare il tocco di Dio.

6) La discretio o il discernimento è il sesto grado della nostra preghiera. Possiamo notare con chiarezza la differenza tra i valori e i disvalori e anche tra valori evangelici e contraffazioni.

7) La deliberazio è il momento in cui dobbiamo scegliere le azioni. Dobbiamo prendere lo stile di vita che è conforme al Vangelo. Secondo il Card. Martini qui Dio tocca forte e prevale il momento mistico.

8) L’actio è l’ottavo e ultimo grado. In questo punto si compie un atto, un’opera che cambia il nostro cuore e trasforma la nostra vita[33].

 

Dobbiamo notare che nel terzo punto dove il Card. Martini mette “la contemplazio”, Padre Gargano consiglia “l’orazio”; invece della “contemplazio” di padre Gargano, il Card. Martini mette nel quarto posto “l’orazio”. Però padre Gargano propone soltanto quattro classiche divisioni della preghiera Lectio divina che sono molto ampie e propongono molte cose specificamente[34].

Ci sono altri autori che propongono differenti gradi della Lectio divina. Per esempio il “collatio” o “operatio”[35]. Mi sembra che tutte queste proposte siano le “otto parole chiave” del Card. Martini.

 

Insegnamento della Madre del Verbo

In Maria ogni credente che vorrebbe praticare questo tipo di preghiera personale o comunitaria può trovare un esempio eccellente. Ella per prima ha accolto la parola nella sua vita e per prima ha anche curato questa parola e le ha dato la vita mettendola al mondo. In seguito Maria, per tutta la sua vita ascoltava, curava e faceva crescere la parola di Dio – il Verbo incarnato. Veramente si può dire che la parola di Dio e incarnata nella vita di Lei.

“Maria è la Vergine in ascolto, che accoglie la parola di Dio con fede; e questa fu per lei premessa e via alla maternità divina” – insegna Papa Paolo VI[36]. Per questo Maria è l’insegnante della preghiera perché poteva e voleva ascoltare. La capacita di ascolto non è molto comune nei tempi odierni, dunque tutti possiamo trovare un buon esempio nella Madre di Dio.

Papa Giovanni Paolo II esorta nel Rosarium Virginis Mariae: “La contemplazione di Cristo ha in Maria il suo modello insuperabile”. Poi nello stesso punto continua: “Alla contemplazione del volto di Cristo nessuno si è dedicato con altrettanta assiduità di Maria”[37]. Lo scopo principale della Lectio divina, come abbiamo già detto, è la contemplazione, dunque, nella persona della Madre di Dio sempre troviamo un esempio, perché Maria già ha passato questa strada dall’ascolto della parola alla contemplazione. Essa è anche la nostra grande protettrice davanti a Dio, soprattutto nei momenti di difficoltà e dei vari ostacoli durante la nostra pratica di Lectio divina.

Giovanni Paolo II insegna anche che cosa significa contemplare con Maria. Questo, secondo il Papa, è innanzitutto un ricordo. Dobbiamo però capire che “ricordo” nel senso biblico ha in suo profondo significato, cioè indica una attualizzazione delle opere di Dio fatte nella storia della salvezza. Queste opere si attualizzano nella nostra realtà, nel nostro oggi[38].

Il Papa ci mostra anche Maria come insegnante: “Il primo dei ‘segni’ compiuto da Gesù (…) ci mostra Maria appunto nella veste di maestra, mentre esorta i servi a eseguire le disposizioni di Cristo”[39]. Per questo dobbiamo sempre ascoltare i suggerimenti che ci offre Maria non con le sue parole, ma con il suo insegnamento. Imitare l’esempio di Maria è l’ottima strada verso la contemplazione.

 

Conclusione

La Parola di Dio ha un ruolo importante, anzi fondamentale nella nostra vita spirituale. Perciò dobbiamo leggere, pregare e contemplare la Parola di Dio.

Noi dobbiamo ricordare che la pratica della Lectio divina non è soltanto un metodo di preghiera, una conversazione o riflessione del testo biblico, anzi la Lectio divina è un modo di vita, un particolare rapporto dell’amicizia di Dio che ci parla nella Santa Scrittura.

La pratica della Lectio divina è lo strumento per rendere la Parola di Dio la compagna strettamente connessa a tutta la giornata, e attraverso essa Dio prende possesso del primo

 

[1] G. Zevini, La Lectio divina nella comunità cristiana. Spiritualità – Metodo – Prassi, Brescia 2001, 32.

[2] Cf. I. Gargano, Iniziazione alla “Lectio divina”, Bologna 1993, 7.

[3] Cf. M. Taggi – M. Bisi, L’Arte del dialogo, Roma 1997, 79.

[4] Cf. A. Jankowski, Wprowadzenie do Konstytucji dogmatycznej o Objawieniu Bożym, in: Sobór Watykański II. Konstytucje, dekrety, deklaracje, Poznań 2002, 349.

[5] Cf. Dei Verbum, 21-26.

[6] Cf. Ibidem, 25.

[7] Cf. J. Kudasiewicz, Proforystyka pastoralna, Pismo św. jako księga ludu Bożego, in: J. Szlaga, Wstęp ogólny do Pisma Świętego, Poznań 1986, 241-242.

[8] Cf. G. Zevini, La Lectio divina nella comunità cristiana. Spiritualità…, 29.

[9] Cf. Pontificia Commissione Biblica, L’interpretazione della Bibbia nella chiesa, 3118-3140.

[10] Pontificia Commissione Biblica, L’interpretazione della Bibbia nella chiesa, 3125.

[11] Catechismo Della Chiesa Cattolica, 1177.

[12] Ibidem, 2708.

[13] Cf. Giovanni Paolo II, Pstores dabo vobis, 38.

[14] Cf. Ibidem, 47.

[15] Cf. Ibidem

[16] Cf. Ibidem, Vita consecrata, 94.

[17] Cf. Ibidem

[18] Cf. Ibidem

[19] Giovanni Paolo II, Lettera Apostolica Tertio millennio adveniente, 40.

[20] Ibidem, Lettera Apostolica Novo millennio ineunte, 39.

[21] Benedetto XVI, Discorso di Benedetto XVI in occasione del Congresso su “La Sacra Scrittura nella vita della Chiesa”, 16.09.2005, [accesso: 05.05.2006], http://www.zenit.org/italian/visualizza.php?sid=5522.

[22] Benedetto XVI, Meditazione di Benedetto XVI in apertura dei lavori del Sinodo dei Vescovi, 03.10.2005, [accesso: 05.05.2006], http://www.zenit.org/italian/visualizza.php? sid=5693.

[23] Benedetto XVI, Angelus, Piazza San Pietro, Domenica 06.11.2005, [accesso: 05.05.2006], http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/angelus/2005/index_it.htm.

[24] Cf. A. Siemieniewski, «Duchowa interpretacja Biblii w III wieku (na przykładzie dialogu Uczta biskupa Metodego z Olimpu», Wrocławski Przegląd Teologiczny, 1/2011, p. 27.

[25] Cf. Verbum Domini, 37; S. Agostino, De libero arbitrio, III, XXI, 59: PL 32, 1300; De Trinitate, II, I, 2: PL 42, 845.

[26] Catechismo della Chiesa Cattolica, 118.

[27] Verbum Domini, 37.

[28] Cf. A. Siemieniewski, «Duchowa interpretacja Biblii w III wieku…, Wrocławski Przegląd Teologiczny, 1/2011, 28.

[29] Verbum Domini, 86.

[30] Cf. Verbum Domini, 86.

[31] Origene, Epistola ad Gregorium, 3: PG 11,92; Verbum Domini, 86.

[32] Cf. C. M. Martini, La pratica del Testo Biblico, Casale Monferrato 2000, 10.

[33] Cf. Ibidem, 8-10.

[34] Cf. I. Gargano, Iniziazione alla “Lectio divina”, 25-105; I. Gargano, La „Lectio divina”. Introduzione alla “Lectio divina”, 7-59.

[35] Cf. M. Taggi – M. Bisi, L’Arte del dialogo, 83.

[36] Paolo VI, Marialis Cultus, 17.

[37] Giovanni Paolo II, Rosarium Virginis Mariae, 10.

[38] Cf. Giovanni Paolo II, Rosarium Virginis Mariae, 13.

[39] Giovanni Paolo II, Rosarium Virginis Mariae, 14.